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I legumi di Sicilia: "gioielli piccolissimi, ma gioielli"

Ode ai legumi siciliani, ingredienti fondamentali per il più tipico dei comfort food invernali

28 novembre 2017
I legumi di Sicilia: ''gioielli piccolissimi, ma gioielli''

L’inverno, a tavola, richiede cibi caldi e confortevoli e non esiste nulla di più gradevole e confortante di una meravigliosa zuppa di legumi. Preferibilmente una zuppa di legumi siciliani, quelli che la giornalista Carmen Greco, in un articolo per La Sicilia, chiama gioielli "piccolissimi, ma gioielli", e che negli ultimissimi anni stanno vivendo una riscoperta. Infatti, dopo un decennio di globalizzazione selvaggia che ha contratto pericolosamente le colture siciliane (su tutto il territorio siciliano si contano circa 24.000 ettari coltivati a legumi), un gruppo di agricoltori coraggiosi e "illuminati" hanno deciso di seguire la linea della qualità, l’unica strada per entrare in quella nicchia di mercato che privilegia la storia della nostra cultura agricola e che apre vere prospettive di futuro per fave, lenticchie e fagioli "made in Sicily".

Lenticchie nere di Leonforte

"Siamo Davide contro Golia - dice Luca Parano, produttore di Leonforte, nell’articolo de La Sicilia - non possiamo competere con le multinazionali del Canada e del Messico che contano su estensioni infinite e pianeggianti per coltivare e soprattutto praticano trattamenti (leggasi glifosato e veleni vari) che noi non possiamo, né vogliamo fare, intanto perché Italia e Ue li vietano, poi perché non è la nostra filosofia".
Parano è proprio uno di quegli agricoltori coraggiosi e "illuminati" che, una quindicina di anni fa, ha deciso di diversificare la produzione di pesche di Leonforte igp (must dell’azienda di famiglia), recuperando la coltivazione della "lenticchia nera" e della "fava larga", due presidi Slow Food.
Ottime da punto di vista organolettico, nutrizionale e dal gusto unico, la lenticchia nera è una pianta nana e tutte le fasi della lavorazione, dalla raccolta alla pulitura, devono essere fatte necessariamente a mano. Un prodotto che non subisce alcun tipo di trattamento e che  non viene lavorato da macchinari. Anche per questo un chilo di lenticchia nera di Leonforte costa 20 euro al kg rispetto alla lenticchia classica del Canada che di euro al chilo ne costa appena 2. Nonostante il prezzo, i consumatori dimostrano di apprezzarla e la richiedono.

Fava larga di Leonforte

Ma la lenticchia nera non è l’unica eccellenza. A Villalba, per esempio, si coltiva un’altra bellissima e storica varietà di lenticchia, così come è rinata la coltura del "cece sultano" e del "cece pascià", legumi autoctoni del Val Dittaino anche questi ricercati e ampiamente graditi.
A "schiacciare" da un punto di vista commerciale le produzioni di legumi siciliani sono Canada ed Egitto con le fave, Messico con i fagioli, la California con la produzione di ceci. Di fatto, nei supermercati siciliani è raro trovare i legumi locali, a meno che non ci siano delle aree dedicate alle produzioni di nicchia. "Negli Anni Settanta - ricorda Parano - la lenticchia nera si stava perdendo e qui a Leonforte, un unico produttore ne ha preservato il seme dall’estinzione. È grazie a lui se la lenticchia nera oggi esiste ancora, e nell’area ennese siamo in 7-8 a coltivarla. [...] La gente - dice ancora Parano -, sta imparando a capire quanto è importante puntare sui nostri prodotti e prediligere la qualità". [Informazioni tratte dall’articolo di Carmen Greco - La Sicilia]

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28 novembre 2017
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