Il "Pistacchio di Raffadali" DOP
L'Unione europa ha aggiunto un ulteriore tassello al grande mosaico delle eccellenze siciliane
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"Prodotto nella provincia di Agrigento, dove le condizioni molto aride della regione e l'esposizione delle piantagioni a sud e al sole permettono di ottenere un frutto con particolari caratteristiche qualitative, un sapore dolce, gradevole e pronunciato e un'elevata resa in olio.
Cresciuta a partire dalla seconda metà del XIX secolo, la coltivazione di pistacchi prese piede quando pascoli interi e terreni abbandonati vennero trasformati in piantagioni e la coltura divenne il fulcro dell'intero sistema agricolo ed economico regionale.
Caratteristica l'impronta lasciata nel paesaggio da questa tipica coltivazione che vede diffuse piante basse con i rami che toccano quasi il terreno".
Con questa nota la Commissione europea ha motivato l'iscrizione del "Pistacchio di Raffadali" nel registro delle Denominazioni di Origine Protette (D.O.P.).
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Quindi in Sicilia, non più solo Bronte sarà sinonimo di pistacchio pregiato. Tra l'altro, stando alla storia, il pistacchio - coltivato in Sicilia dagli arabi nel IX-XI secolo nei terreni poco profondi e calcarei -, considerato che non si ha alcuna notizia della sua presenza nel territorio etneo fino al XVIII secolo, si può ritenere abbia avuto la prima diffusione proprio nei territori di Agrigento e Caltanissetta, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento.
Foto tratta da www.lacucinaitaliana.it
Ma qual'è la differenza tra il pistacchio di Raffadali e quello di Bronte? Ebbene, i due pistacchi differiscono principalmente per due motivi: il clima e il terreno. Il pistacchio di Bronte, infatti, nasce vicino all'Etna, in un terreno vulcanico, mentre il terreno di Raffadali è calcareo e sabbioso. Ciò conferisce ai frutti due sapori assolutamente differenti, più dolce e pronunciato - e caratterizzato da un'elevata resa in olio - quello di Raffadali, con una nota più minerale quello di Bronte.
Foto tratta da www.youontour.it - Le Cuspidi
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Anche lo stile di coltivazione è diverso: a Bronte i rami che scendono vengono potati per dare alla pianta più spinta, a Raffadali invece si lasciano cadere giù, fino al terreno. Coltivazione, quest'ultima, che ha lasciato la caratteristica impronta nel paesaggio.
Il Pistacchio di Raffadali D.O.P. caratterizza e tipicizza da sempre i dolci tradizionali della provincia di Agrigento, come i ricci al pistacchio, il gelato al pistacchio, il cous cous delle monache San Benedettine di Agrigento, la cubaita e l'Agnello Pasquale di Favara.
Caratteristica del prodotto e zona di produzione
La DOP "Pistacchio di Raffadali" è riservata al prodotto, in guscio, sgusciato o pelato, della cultivar "Napoletana", chiamata anche "Bianca" o "Nostrana", innestata su "Pistacia terebinthus" (volgarmente chiamato Scornabeccu).
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La zona di produzione del Pistacchio di Raffadali Dop ricade all'interno dei confini dei seguenti Comuni della provincia di Agrigento: Raffadali, Joppolo Giancaxio, Santa Elisabetta, Agrigento, Cianciana, Favara, Racalmuto, Sant'Angelo Muxaro, San Biagio Platani, Cattolica Eraclea, Casteltermini, Santo Stefano Quisquina, Aragona, Comitini, Grotte, Montallegro, Alessandria della Rocca, Siculiana, Realmonte, Naro, Porto Empedocle, Castrofilippo, Campobello di Licata, Ribera, Canicattì, Palma di Montechiaro, Ravanusa, Camastra. Poi ci sono Montedoro e Serradifalco in provincia di Caltanissetta.
Nel territorio su cui ricade la Dop operano circa 100 produttori e circa 20 trasformatori sparsi tra 30 comuni della provincia di Agrigento e 2 della provincia di Caltanissetta.