Il sapore delle ricorrenze in Sicilia. Le minnuzze di Sant'Agata
Perché in Sicilia, terra sensuale, di ogni ricorrenza se ne può sentire il sapore
In Sicilia ogni ricorrenza o festività ha un sapore specifico. Per ogni festa un piatto, per ogni santo un dolce. La Sicilia è terra sensuale, ogni sfumatura dell’anima è una conquista esperenziale che si fa attraverso i sensi, il corpo è il conduttore principale. La sensibilità, la cultura e l’intelligenza si arricchisce attraverso i suoni, i colori e il gusto.
Ebbene, appurato tale assunto, parliamo della Festa di Sant’Agata che in questi giorni si è svolta a Catania. La festa alla santa protettrice della città, è quella più sentita e attesa dai catanesi, un evento ancora oggi straordinario che raccoglie per le strade barocche del capoluogo etneo fiumi di persone. Ovviamente, la ricorrenza ha un suo specifico sapore ed è quello delle "minnuzze di Sant’Agata", una squisita cassatella dalle radici antiche e dal profondo significato antropologico.
Secondo quanto dedotto dallo storico dell’antichità, Emanuele Ciaceri, la festa di sant'Agata trarrebbe origine in molte sue parti dai culti isidei. Uno degli elementi di maggior interesse per lo studioso è proprio il dolce chiamato minnuzza di Virgini, che riproporrebbe il seno della dea Iside nella sua veste di dea madre. Un altro parallelo si trova nei culti dei misteri eleusini, dove in occasione dei riti demetriaci si usava consumare dei panetti dolci il cui aspetto riproponeva il seno della dea Demetra, protettrice delle messi e a sua volta considerata anch'essa dea madre.
Entrambi i culti, quello isideo e quello demetriaco, sono documentati a Catania sia da fonti scritte che dai rinvenimenti archeologici; questi culti hanno influenzato, dove piuttosto non sono stati assorbiti del tutto, le festività religiose agatine, così il panetto dolce rappresentante la fertilità della madre terra assume il valore simbolico dell'atto del martirio subito dalla santa catanese alla quale fu amputata una mammella.
La versione cattolica - Agata nacque da una famiglia di nobili catanesi di religione cristiana, intorno al 230 d.C. A quel tempo Catania era sotto la dominazione romana che perseguitava barbaramente chiunque professasse il cristianesimo, motivo per il quale la famiglia di Agata, come tutta la comunità cristiana, viveva la fede nel silenzio. Nonostante le difficoltà, Agata decise sin da giovane di consacrarsi a Dio. Negli anni tra il 250 e il 251 d.C, divenne proconsole della città Quirino, giunto alla sede di Catania con l'intento di far rispettare l'editto dell'imperatore. Conosciuta la giovinetta, Quirino pare se ne invaghì e, venuto a conoscenza della consacrazione, le ordinò di rinnegare la sua fede e di adorare gli dei pagani. Al rifiuto di Agata, Quirino decise di affidarla alla cortigiana Afrodisia, allo scopo di corromperne lo spirito e la fede con le lusinghe materiali. Ma ai tentativi della perversa cortigiana, Agata oppose sempre un’incrollabile fede in Dio.
Quirino avviò un processo e convocò Agata al palazzo pretorio. La tradizione conserva ancora i dialoghi fra la giovane e il proconsole da cui si evince la capacità della giovane di tenere testa a chi la stava giudicando con argomentazioni erudite. Dal processo al carcere il passo fu breve. Dopo diversi giorni di digiuno, di fronte alla fermezza della giovane, iniziarono le torture fisiche, dalla fustigazione all’atroce strappo delle mammelle che si racconta le ricrebbero prodigiosamente durante la notte grazie all’intervento di San Pietro. La fede incrollabile della ragazza la condannò all’ultima delle torture, un letto di tizzoni ardenti, e durante la quale si racconta di un altro prodigioso evento: mentre il corpo di Agata veniva martoriato dal fuoco, il velo rosso, simbolo della sua consacrazione a Dio, non bruciava. Dopo il supplizio, Agata morì in carcere il 5 febbraio 251.
Le minnuzze di sant'Agata - Si tratta di cassatelle di forma tondeggiante fatti con pan di Spagna imbevuto di rosolio e farciti con ricotta, gocce di cioccolato e canditi. All'esterno sono ricoperti di glassa bianca e rifiniti con una ciliegia candita in cima.
Preparazione delle cassatelle di Sant’Agata (minne di vergine)
Per la crema di ricotta - Mettere la ricotta di pecora a sgocciolare in un colino e riporla in frigorifero, quindi setacciarla, mescolarla per bene in una terrina insieme allo zucchero e aggiungere le gocce di cioccolato, la zuccata e la frutta candita.
Per il pan di Spagna - In una ciotola unire le uova allo zucchero, alla scorza di mezza arancia grattugiata e a un pizzico di sale e sbattere fino a ottenere un impasto molto chiaro, gonfio e spumoso. Aggiungere poco alla volta la farina setacciata amalgamando dal basso verso l’alto per non smontare l’impasto. Versare l’impasto in una teglia imburrata e infarinata e cuocere in forno a 180°C. Dopodiché aprire parzialmente lo sportello del forno e tirare fuori il pan di Spagna solo quando si sarà raffreddato quasi del tutto. A quel punto spostarlo su una griglia per farlo asciugare per bene.
Per la pasta reale - Versare la farina di mandorle in un tegame insieme allo zucchero. Aggiungere l’acqua poco alla volta e lavorare il tutto fino a ottenere un impasto morbido. Cuocere poi a fuoco basso per 15 minuti, continuando a mescolare bene il composto. Lasciare raffreddare e stendere la pasta reale con un mattarello fino a ottenere una sfoglia spessa 3 mm circa.
Confezionamento delle minnuzze di Sant’Agata - Foderare una serie di piccoli stampi semisferici con della pellicola trasparente e rivestirli con la pasta reale. Quindi farcire gli stampini con la crema di ricotta e tappare ciascuno di essi con dischi di pan di Spagna spessi 5 mm leggermente bagnati con il rosolio.
Estrarre delicatamente le cassatelle di Sant’Agata dai rispettivi stampini e coprirle interamente con della glassa preparata amalgamando gli albumi montati a neve e il succo di limone con lo zucchero a velo. Infine, guarnire le cassatelle di Sant’Agata con una ciliegia candita e riporle in frigorifero.