La Dieta Mediterranea era praticata già 10.000 anni fa
Le prove scientifiche nei denti di un giovane cacciatore-raccoglitore del Mesolitico ritrovato in Croazia
"La Dieta Mediterranea è molto più che un semplice alimento. Essa promuove l'interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità, e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. La Dieta si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all'agricoltura nelle comunità del Mediterraneo".
È con queste motivazioni che, nel novembre 2010, la Dieta Mediterranea è stata riconosciuta dall'UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità.
Un patrimonio che riunisce le abitudini alimentari dei popoli del bacino del Mar Mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia, Marocco, Portogallo, Croazia e Cipro), consolidate nel corso dei secoli e rimaste pressoché immutate fino agli anni '50, proprio quando il nutrizionista statunitense Ancel Keys coniò l'espressione Dieta Mediterranea, e che va ben oltre una semplice lista di alimenti ma riguarda la cultura di vita, le pratiche sociali, tradizionali e agricole.
Un vero e proprio stile di vita dunque, che in Sicilia sentiamo particolarmente forte, proprio perché nella nostra Isola il cibo non è soltanto un fatto alimentare ma è, e lo è sempre stato, più un fattore culturale che coinvolge la tradizione, l'antropologia, il culto. In una sola parola: il Sentimento.
Un fattore culturale che viene da molto lontano. Infatti, la ricerca scientifica e l'archeologia adesso ci racconta la Dieta mediterranea era praticata già 10.000 anni fa.
La prova nello studio dei resti di un giovane vissuto nel Mesolitico e ritrovato in Croazia, nella grotta di Vlakno sull'isola di Dugi Otok: nei suoi denti sono state ritrovate le tracce di un tipico menu mediterraneo composto da pesce e cereali.
I suoi resti sono stati analizzati nello studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports da un gruppo internazionale di esperti guidato da Emanuela Cristiani del Dipartimento di Scienze Odontoiatriche e Maxillo Facciali dell'Università di Roma La Sapienza, a capo del progetto di ricerca europeo 'Hidden Foods'.
Oltre a ricostruire la dieta di questi antichi abitanti del Mediterraneo centrale, lo studio potrà fornire importanti prospettive temporali sull'uso delle risorse marine, aiutando a sviluppare strategie per la conservazione dei moderni ecosistemi marini minacciati dallo sfruttamento operato dall'uomo.
Uno sfruttamento cominciato già nel Mesolitico, secondo quanto emerge dalle analisi dei microfossili intrappolati nel tartaro del giovane ritrovato dagli archeologi in Croazia.
Tra i suoi denti sono stati trovate tracce microscopiche di pesce, in particolare frammenti di scaglie e altri tessuti, resti finora mai rinvenuti nel tartaro antico. I risultati sono supportati dall'analisi degli isotopi di carbonio e azoto, che dimostrano il regolare consumo di risorse ittiche marine da parte dell'individuo.
Infine, numerosi granuli di amido provenienti da almeno due gruppi di piante (aveneae e triticeae) sono stati documentati per la prima volta nella regione.
"I nostri dati - sottolinea Cristiani - forniscono una nuova prospettiva sulla dieta dei cacciatori-raccoglitori nella regione mediterranea rivelando, in modo indiscutibile, il ruolo delle risorse marine durante il Mesolitico. Inoltre, il recupero di granuli di amido di graminacee nel calcolo dentale dell'individuo sepolto nella Grotta di Vlakno, suggerisce che piante ricche in carboidrati facessero parte delle abitudini alimentari durante l'Olocene nella regione". [ANSA]