Natale a Palermo per vedere la mostra "Pupi dispersi. Pupi ritrovati"
Nello storico laboratorio dei Cuticchio, per ammirare i pupi "dispersi" a Parigi e "tornati" a Palermo dopo 50 anni
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Ancora qualche decennio fa, era tradizione portare i bambini, nel periodo natalizio, ad assistere all'Opera dei Pupi. Nelle luminose mattine di dicembre, dopo essersi riempiti di stupore davanti ai grandi leoni del Teatro Massimo, manu manuzza col nonno o col papà, si attraversava la via e si andava in via Bara all'Olivella, nel teatrino dei Cuticchio, dove i racconti di cavalieri, pulzelle, draghi e diavoloni riuscivano a far sognare a occhi aperti.
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Seppur oggi la tradizione non è forte come una volta, per rivigorirla si può visitare - fino al 31 dicembre - nello storico laboratorio dei Fogli d'Arte Cuticchio la mostra "Pupi dispersi. Pupi ritrovati", un'esposizione particolare, dietro alla quale c'è un racconto che sembra la trama di un romanzo: il ritorno a casa, a Palermo, di 56 pupi dell'Ottocento che Giacomo Cuticchio, padre di Mimmo, aveva lasciato a Parigi 54 anni fa…
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Era il 1967 quando Giacomo Cuticchio venne invitato alla Ville Lumière per uno spettacolo all'ambasciata italiana. Il figlio Mimmo allora era il suo braccio destro.
Nella capitale francese, Giacomo, Mimmo e l'aiutante Giuseppe Arini conobbero Enrico Panunzio, intellettuale pugliese e grande appassionato dell'Opera dei pupi, allora direttore della biblioteca dell'Istituto italiano di cultura, il quale propose a Giacomo di vendere a lui i pupi con i quali aveva realizzato lo spettacolo parigino e di fermarsi per qualche settimana in modo da avviare un teatrino nella sede della Librarie 73, in boulevard Sant-Michel.
A Parigi, Mimmo diresse il teatrino per alcuni mesi, poi dovette tornare in Italia per il servizio di leva. Successivamente, decise di cominciare il suo percorso autonomo dal padre: nel 1971 nasce il gruppo Figli d'Arte Cuticchio.
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Rientrato a Molfetta (Ba), Panunzio aveva sistemato i pupi all'interno di Torre Pulo. In occasione di qualche tournée, Cuticchio aveva rivisto le sue creature. Ma quando nel 2015 Panunzio muore, i pupi restano ai figli Antoine e Stephanie i quali a un certo punto si rendono conto che il loro posto era a Palermo…
Per lunghi anni, Mimmo Cuticchio ha sperato che quelle "creature" potessero tornare nella "loro" casa e così è stato prima del lockdown del 2020.
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Durante questi due anni, Mimmo, con il supporto di Tania Giordano, costumista e scenografa del Teatro dei Pupi, grazie a una sapiente opera di restauro, hanno riportato "in vita" Carlo Magno, Orlando e Rinaldo, Terigi, Gradasso, il Gigante a cui si spacca la faccia, Febore, Salatiello della Libia e lo Spaccato verticale; e ancora i tre fratelli Spagnoli, il conte Rampaldo, Gano di Magonza, Aldalabella, il corpo nudo di Ruggiero dell'Aquila Bianca, i maghi Merlino e Malagigi, i diavoli Nacalone e Calcabrino, il cavallo di Orlando e Baiardo il cavallo di Rinaldo, due angeli e tanti altri ancora.
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"La speranza che i pupi potessero ritornare nel nostro teatrino non mi ha mai abbandonato - dice Mimmo Cuticchio - e così due anni fa i figli di Enrico Panunzio, consapevoli che quei pupi erano rimasti inanimati per troppo tempo e che avevano bisogno di mani esperte e amorevoli, decisero che sarebbero tornati a Palermo perché potessero rivivere nel loro luogo naturale: il palcoscenico del teatrino dei pupi".
"Oggi li guardo - conclude il Maestro - e non riesco a nascondere la felicità di riaverli con me e anche loro mi sembrano molto compiaciuti di ritrovarsi in teatro, con tanta voglia di raccontarsi".