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Nell'isola di Stromboli l'origine dello tsunami raccontato da Petrarca

Scoperta nell'isola delle Eolie l'origine di tre grandi tsunami che hanno flagellato il Mediterraneo in epoca Medievale

13 febbraio 2019
Nell'isola di Stromboli l'origine dello tsunami raccontato da Petrarca

Foto di Steven W. Dengler - Opera propria di chi ha caricato in origine il file, CC BY-SA 3.0

L'isola di Stromboli nell'arcipelago delle Eolie è stata l'origine di tre grandi tsunami che hanno flagellato il Mediterraneo in epoca Medievale, uno dei quali ebbe come testimone d'eccezione anche il poeta Francesco Petrarca.

Eruzione esplosiva detta Stromboliana

La scoperta arriva da uno studio pubblicato sulla rivista "Scientific Reports" e condotto da un'equipe di ricercatori delle Università di Pisa e Modena-Reggio Emilia a cui hanno collaborato l'Università di Urbino, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Pisa (INGV), il CNR, la City University of New York e l'American Numismatic Society.

La lava dello Stromboli si riversa nel mare... - ph Markos90
Foto di fab. - eolie_stromboli_8Uploaded by Markos90, CC BY 2.0

La ricerca ha rivelato che gli tsunami furono prodotti da crolli improvvisi del fianco nord-occidentale del vulcano di Stromboli e che si abbatterono sulle coste campane fra la metà del Trecento e del Quattrocento come testimoniano le cronache dell'epoca.

Stampa d'epoca che raffigura l'eruzione dello Stromboli del 1343, l'eruzione che causò un terribile tsunami che arrivò nel golfo di Napoli

Il principale dei tre eventi, avvenuto nel 1343, è infatti quasi certamente riconducibile alla grave devastazione dei porti di Napoli ed Amalfi di cui fu testimone Francesco Petrarca che si trovava nella città partenopea come ambasciatore di Papa Clemente VI e che racconta in una lettera di una misteriosa quanto violenta tempesta che il 25 novembre provocò moltissime vittime e l'affondamento di numerose navi...

Francesco Petrarca

"Non si può pingere con pennello, né scrivere con parole quella, ch'io vidi jeri, la qual vince ogni stile, cosa unica ed inaudita in tutte l'età del mondo (...) questa di Napoli sarà materia de versi miei, benché non si può dire di Napoli, ma universale per tutto il mare Tirreno e per l'Adriatico; a me pare chiamarla Napolitana, poiché contra mia voglia mi ha ritrovato in Napoli (...) non posso scriverla a pieno, persuadetevi questo, che la più orribile cosa non fu vista mai (...) mi risvegliò un romore ed un terremoto, non solo aperse le finestre e spense il lume ch'io soglio tenere la notte, ma commosse dai fondamenti la camera, dove io stava: essendo dunque in cambio del sonno assalito dal timore della morte vicina, uscii nel Chiostro del Monastero, ov'io abito, e mentre tra le tenebre l'uno cercava l'altro, e non si potea vedere, se non per benefizio di qualche lampo, cominciammo a confortare l'un l'altro (...). Sarebbe troppo lunga Istoria, s'io volessi contare l'orrore di quella notte infernale; e benché la verità sia molto maggiore di quello che si potesse dire, io dubito che le parole mie pareranno vane: che gruppi d'acqua? che venti? che tuoni? che orribile bombire del Cielo? che orrendo terremoto ? che strepito spaventevole di mare? e che voci di tutto un sì gran popolo ? parea che per arte magica fosse raddoppiato lo spazio della notte, ma al fine pur venne l'aurora". [Il testo è riportato dal sito historiaregni.it]

Una grande onda di tsunami

L'identificazione di Stromboli come la sorgente di questi terribili tsunami è stata possibile grazie ad un lavoro interdisciplinare realizzato da vulcanologi e archeologi e portato avanti per l'Università di Pisa dal professore Mauro Rosi e dal dottor Marco Pistolesi del Dipartimento di Scienze della Terra.

Maremoto del 1343: Amalfi e Napoli furono distrutte dalla furia dello Stromboli

"Nella primavera del 2016 - racconta Mauro Rosi - decisi di andare a Stromboli perché avevo in mente un'idea nata dall'aver letto una lettera di Petrarca che parlava di una strana tempesta accaduta a Napoli. Fatti i primi saggi, portammo subito alla luce dei depositi 'sospetti', caso vuole poi che nella stessa occasione entrassi in contatto la professoressa Sara Levi dell'Università di Modena-Reggio Emilia che dal 2009 guida una campagna di scavi a Stromboli".

I geologi a lavoro a Stromboli - DIDA FOTO

Il lavoro di ricerca ha comportato, per la parte vulcanologica, lo scavo di tre trincee stratigrafiche nella zona settentrionale dell'isola, lunghe circa ottanta metri e profonde due che hanno portato alla luce tre strati sabbiosi contenenti grossi ciottoli di spiaggia a testimonianza di quanto portato a terra dalle onde di tsunami.

I geologi a lavoro a Stromboli - DIDA FOTO

I campionamenti, le analisi chimiche dei materiali e le datazioni al carbonio 14 hanno quindi permesso di stabilire una inequivocabile relazione tra quegli strati e i ritrovamenti archeologici che testimoniano il rapido abbandono dell'isola a seguito degli tsunami.

Uno dei grossi ciottoli ritrovati nello strato sabbioso - DIDA FOTO

"Nella prima metà del Trecento l'isola di Stromboli era abitata e rivestiva un ruolo importante come snodo del traffico navale dei crociati provenienti dalle coste italiane, spagnole e greche, fatto documentato sul pianoro di San Vincenzo da una chiesetta scoperta nel 2015 e che costituisce la prima testimonianza archeologica di occupazione medievale nell'isola" spiega Sara Levi.

Eruzione del vulcano di Stromboli - ph Ghost-in-the-Shell
Eruzione del vulcano di Stromboli | Foto Ghost-in-the-Shell - Flickr.com, CC BY 2.0

"A seguito dei tre grandi crolli che generarono le onde di tsunami - aggiunge la professoressa Levi - e della contemporanea e particolarmente forte ripresa dell'attività eruttiva del vulcano, l'isola, come testimoniano anche le sepolture rinvenute nell'area delle chiesetta, fu totalmente abbandonata a partire dalla metà del Trecento fino alla fine del Seicento, quando iniziò il suo ripopolamento moderno".

La devastazione di un'onda lunga di tsunami

"Era già noto che l'isola di Stromboli fosse capace di produrre piccoli tsunami con ricorrenza pluridecennale, ma questo lavoro - conclude Rosi - rivela per la prima volta la capacità del vulcano di produrre anche eventi di dimensioni assai superiori a quelli fino ad oggi noti dalle cronache degli ultimi due secoli".

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13 febbraio 2019
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