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Report 2015 su obesità e diabete in Italia

L'Italian Barometer Diabetes Report fotografa la situazione nazionale, per nulla confortante

06 giugno 2016
Report 2015 su obesità e diabete in Italia

Almeno 1 italiano adulto su 2 risulta sovrappeso e 1 under 20 su 4; 1 italiano su 7 ha o è a rischio di diabete; tutto ciò con importanti implicazioni assistenziali, sociali ed economiche negative.
Questa è l’estrema sintesi del Rapporto annuale "Italian Barometer Diabetes Report 2015", quest’anno dedicato al rapporto tra diabete e obesità, presentato nei giorni scorsi a Roma alla Camera dei Deputati, alla presenza della Commssione interparlamentare che si occupa dei problemi delle persone con diabete.

Il rapporto 2015, come ha chiarito il suo curatore, Domenico Cucinotta, Past President dell’Associazione medici diabetologi e professore di medicina interna all’Università di Messina, si propone di esaminare, grazie al contributo di personalità istituzionali e di qualificati esperti del settore, la questione "obesità" nelle sue mille sfaccettature - epidemiologiche, cliniche, sociali - "nella convinzione che la stretta sinergia tra autorità regolatorie e mondo della ricerca e della clinica sia un requisito indispensabile per attuare un efficace intervento di prevenzione dell’obesità e del diabete mellito, necessario per arginare il fenomeno".
640 milioni di obesi, 1,5 chilogrammi di aumento del peso medio della popolazione mondiale ogni dieci anni dagli anni ’80: sono le ultime drammatiche cifre sull’avanzare della "piaga" obesità nel mondo, messe nero su bianco all’inizio del mese da una delle più autorevoli riviste medico-scientifiche internazionali, The Lancet.

"L’obesità - ha spiegato Cucinotta - è causa di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, alcune forme di tumore; essere sovrappeso od obesi riduce il benessere psicologico, determina un impatto negativo sulla funzionalità fisica, con diminuzione della capacità di compiere anche le più semplici attività quotidiane, e sulla funzionalità sociale, con depressione, distress, cattiva qualità di vita."
Alla base del problema sta, paradossalmente, il progredire tecnologico e sociale dell’Umanità: i cambiamenti di stile di vita, la modernizzazione. Ha ricordato ancora Cucinotta: "è stato persino individuato e messo a punto da ricercatori nordamericani un indice - il modernization index - che si è dimostrato un forte predittore dello sviluppo di obesità e di diabete nelle popolazioni a rischio. Viene calcolato in base al tipo e al numero di oggetti-simbolo di questi cambiamenti di cui si è in possesso: frigorifero, telefono, televisore, automobile, lavatrice, cellulare, internet, lettore DVD, e altro."

In Italia, secondo il rapporto, la percentuale di persone sovrappeso sulla popolazione residente, fra gli uomini al di sopra dei 20 anni, si attesta su una percentuale di poco inferiore al 60% e, fra le donne nella stessa fascia di età, si colloca poco al di sopra del 40%. Per il diabete, siamo al 6,2% della popolazione, cui va aggiunta una quota di persone che, pur avendo la malattia, non ne è a conoscenza; si stima che per ogni tre persone con diabete noto, ce ne sia una con diabete non diagnosticato. Inoltre, si stima che per ogni persona con diabete noto, vi sia almeno una persona ad alto rischio di svilupparlo, perché affetta da ridotta tolleranza al glucosio o alterata glicemia a digiuno. Questo implica che in Italia oggi siano quasi 5 milioni le persone con diabete, cui si aggiungono 3,6 milioni ad alto rischio di svilupparlo, per un totale di quasi 8,5 milioni tra persone con diabete e persone a rischio: quasi 1 italiano su 7.

In Sicilia, le persone obese sono circa 800 mila, quelle in sovrappeso 2,3 milioni, e preoccupa una delle più alte concentrazioni di bambini obesi d'Italia; le persone con diabete superano le 300 mila.
"Visti questi dati, e l’esperienza degli ultimi 50 anni, una speranza concreta per l’Uomo risiede nella pianificazione urbana. Numerose osservazioni mettono in rapporto tra loro parte dei miglioramenti avvenuti per la mortalità e morbosità in alcuni paesi altamente urbanizzati, come Giappone, Svezia, Paesi Bassi e Singapore, attribuiti ai determinanti potenzialmente salutari delle moderne città di questi stati", ha detto Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto superiore di sanità. "Un ruolo importante nel limitare la prevalenza delle malattie croniche è svolto da una corretta pianificazione urbana, che preveda la possibilità di costruire aree verdi per l’attività fisica. Gli abitanti delle città risultano più attivi quando il circondario dei luoghi di vita è percepito come sicuro, esteticamente gradevole e dotato di spazi verdi e "situazioni urbane" capaci di incentivare il movimento, con impatti positivi su riduzione del rischio cardiovascolare e longevità. Al contrario, l’assenza di servizi di base raggiungibili incentiva l’utilizzo dei veicoli privati, generando una dipendenza da auto e motoveicoli che impatta negativamente sul benessere, psicologico e sociale, della persona, sul traffico e sul livello di inquinamento atmosferico e acustico", conclude.

www.ibdo.it

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06 giugno 2016
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