Sapete di quel monastero dove le suore fanno i dolci amati dal Gattopardo?
Si trova a Palma di Montechiaro, e qui le benedettine di clausura fanno dolci buonissimi
"Il monastero di Santo Spirito era soggetto ad una rigida regola di clausura e l'ingresso ne era severamente vietato agli uomini. Appunto per questo il Principe era particolarmente lieto di visitarlo, perché per lui, discendente diretto della fondatrice, la esclusione non vigeva, e di questo suo privilegio, che divideva soltanto con il Re di Napoli, era geloso e infantilmente fiero. (…) Gli piacevano i mandorlati che le monache confezionavano su ricette centenarie".
Così scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo, trasfigurando nel monastero agrigentino quello del SS. Rosario delle Benedettine di Palma Montechiaro e accennando ai dolci che qui si facevano e ancora oggi si fanno.
Nel monastero del paese del Gattopardo, infatti, le ultime tre monache di clausura, suor Maria Nazzareno, la cugina suor Maria Rosaria e suor Raffaella, la più giovane, continuano a scandire le proprie giornate secondo la regola benedettina dell'ora et labora: pregando e facendo quei dolci squisiti, che tanto piacevano al Principe Fabrizio Salina e al suo "creatore".
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Il monastero è uno dei pochissimi in Sicilia dove ancora c'è una produzione artigianale fatta dalle monache. Biscotti ricci - detti anche mandorlati -, muccuneddi, pasta reale col cedro, torrone morbido con mandorle e pistacchio. Un tripudio di bontà, dolcezza e spiritualità che esce dalle mani sapienti delle tre monache.
"La preparazione avviene ogni settimana - dice suor Maria Nazzareno intervistata dall'Ansa - e poi li vendiamo a chi viene a trovarci, consegnando i vassoi tramite la ruota che ci consente anche di ricevere i doni delle persone". Le tre monache vivono infatti di carità e le offerte provenienti dalla vendita dei dolci consentono loro di autosostenersi.
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La ruota di cui parla suor Maria è la "rota degli esposti" (un tempo usata per accogliere i bambini abbandonati), accanto alla quale si trova una finestra, dalle robuste sbarre, da dove si affacciano le suore e si possono richiedere queste dolci bontà che, attraverso la ruota, escono fuori dal convento, esattamente come si faceva secoli fa.
L'ingrediente di base di tutti i dolci che vengono preparati dalle suore sono le tipiche mandorle agrigentine, poi trasformate in paste grazie alle antichissime ricette. Tutto l'anno si può anche trovare la frutta marturana, a Pasqua, invece, gli agnelli di pasta reale, ma i più famosi sono i biscotti ricci, oggi conosciuti anche come "Ricci del Gattopardo", preparati secondo un'antica ricetta che risale a quattro secoli fa, messa a punto dalle suore in occasione della visita del Duca Santo, Giulio Tomasi di Lampedusa, antenato dell'autore del Gattopardo, divenuto poi Principe.
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Sarà la semplicità degli ingredienti - farina di mandorle e zucchero semolato in pari quantità, scorza di limone e uova intere (da aggiungere nella quantità necessaria per realizzare un composto omogeneo e modellabile) - o un tocco segreto, ma le monache non hanno mai voluto rivelare la loro tecnica di preparazione. Di conseguenza, se si vuole assaggiarli e vedere se il Principe Salina avesse ragione, bisogna andare a Palma Montechiaro, il Paese del Gattopardo.
- Palma di Montechiaro, la città del Gattopardo (Guidasicilia)