Se il turismo culturale in Sicilia soffre…
I siti archeologici e i musei dell’amatissima Sicilia perdono visitatori: ecco i dati del report 2019 della Regione
Negli ultimi tempi l’interesse turistico internazionale sembra si sia sempre di più focalizzato sulle tante meraviglie della Sicilia. Prova ne sono gli entusiastici articoli comparsi in prestigiose testate specializzate o meno e l’inserimento della Sicula Isola in classifiche e liste di "imperdibili luoghi da visitare" (leggi, ad esempio, la classifica stilata la scorsa estate dalla rivista Condé Nast Traveler o la recentissima lista del New York Times).
Tanti osanna sono pure facilmente comprensibili. Le unicità della Sicilia sono infatti molteplici e innegabili, dalla storia e cultura millenaria all’enogastronomia impareggiabile. Eppure...
Eppure, in Sicilia soffre il turismo culturale. Com'è possibile ciò?
Nel 2019, secondo quanto si legge in un report del Dipartimento dei Beni culturali e dell'Identità siciliana pubblicato sul sito dell'assessorato, i musei e siti archeologici regionali hanno fatto registrare 5.007.933 visitatori per un incasso complessivo di 28.514.871,50 euro (+0,95%). Il numero dei visitatori è però in calo del -2,37% se si considera che nel 2018 gli ingressi totali furono 5.129.326.
Ma c'è un altro problema che riguarda i siti siciliani: l'accentramento di incassi e visitatori concentrato come sempre in poche mani: 4 siti culturali da soli riescono a incassare quasi l'80% dell'incasso totale. Si tratta del Teatro greco di Taormina che incassa 7.456.865 euro; il Parco archeologico della Valle dei Templi 6.736.375 euro; l'area archeologica della Villa Romana del Casale 2.402.128 euro; e l'area archeologica della Neapolis e Orecchio di Dionisio di Siracusa 4.958.323,50 euro.
I 4 siti registrano comunque tutti il segno meno di visitatori tranne Agrigento dove c'è stata una crescita di quasi 9 mila visitatori (da 928.952 a 937.918).
Dai dati si evince un vero e proprio boom del Castello Maniace di Siracusa (da 81.933 a 117.644 ingressi e da 182.336 euro a 327.684 euro di incassi) e del Museo Riso di Palermo (da 30.505 a 56.891 visitatori e da 50.169 euro a 81.210 euro di incassi).
In calo invece Gela, dove il Museo archeologico è chiuso e l'ingresso è consentito solo nelle Aree archeologiche che è passato da 8.624 a 3.509 visitatori.
In calo del 12,76% anche le visite nell'ennese: alla Villa del Casale di Piazza Armerina si è passati da 354.941 a 307.653 ingressi; al museo della Venere di Aidone dai quasi 19 mila ai 15.769 di quest'anno mentre Morgantina ha registrato circa 1.500 visitatori in meno e un calo di 7 mila euro di incassi.
E perdono visitatori anche le aree archeologiche di Segesta e Selinute (la prima da 307.055 a 290.989 e la seconda da 246.435 a 233.312).
Dopo aver sciorinato i numeri, che con la loro brutale intelligibilità lasciano poco spazio a libere interpretazioni (e aver, magari, ridato un’occhiata alla XXX indagine sulla Qualità della vita 2019 del Sole 24 Ore) la domanda che ci si pone - per l’ennesima volta - rimane una soltanto: quando si riuscirà, veramente, a far diventare la nostra Isola quel paradiso di cui le riviste internazionali scrivono, per moda passeggera o chissà per quale motivo?
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