Tornare a lavorare con le mani: i giovani italiani stanno rivalutando i mestieri tecnico-pratici
Un giovane su 4 si dice pronto a intraprendere un lavoro manuale dopo il diploma, purché sia altamente specializzato
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Sembra che qualcosa stia cambiando: i mestieri tecnico-pratici, i mestieri "manuali" per intenderci, ricominciano a guadagnare consensi tra le nuove generazioni.
Un'ottima notizia, visto che nel contempo il mondo del lavoro fatica costantemente a trovare figure preparate a svolgerli.
A rivelarlo è l'annuale Osservatorio "Giovani e Professioni", realizzato da Skuola.net in collaborazione con Autostrade per l'Italia, interpellando 2.500 studenti delle scuole secondarie superiori.
Fra i giovani prossimi al diploma, infatti, circa 1 su 4 sta considerando queste occupazioni come una possibile opzione per il futuro, soprattutto se associate a una elevata formazione e conseguente retribuzione. Insomma, ci sono molti ragazzi - qui la quota sale a 1 su 3 - ma anche ragazze intenzionati a valutare e svolgere professioni tecnico-pratiche, a patto che ci siano le giuste condizioni.
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Il numero degli studenti ben disposti verso una carriera più manuale che teorica, peraltro, cresce rapidamente nel tempo. Basta paragonare i dati attuali con quelli dell'Osservatorio 2022: allora i mestieri pratici convincevano solo il 19% degli intervistati e il 26% dei maschi.
Inoltre, altrettanto velocemente, si inizia a svuotare la platea dei giovani che scartano a priori questo avvenire, che scende sotto la soglia psicologica del cinquanta per cento: dal 53% di un anno fa al 49% attuale; che tra i maschi si riduce al 39%.
Verso l'abbattimento degli stereotipi
Potremmo, dunque, essere di fronte a una mini-rivoluzione. Anche perché, parallelamente, perdono forza alcuni stereotipi. Ad esempio, calano dal 19% al 14% coloro che scartano le professioni pratiche per congetture legate al loro status socio-economico: per questi non sarebbero mestieri adatti al proprio genere oppure al riconoscimento sociale atteso dal contesto di riferimento o dai genitori stessi.
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Allo stesso tempo, si indebolisce un altro grande preconcetto: ormai solo 1 studente su 5 considera quasi "obbligatorio" per un liceale intraprendere una professione più teorica, dopo essersi laureato. Insomma, da questi segnali si intravede forse uno spiraglio per poter ricucire la differenza tra domanda (del mercato del lavoro) e offerta (di competenze dei giovani), magari attraverso percorsi di formazione professionalizzanti e specifici post-diploma, come giustamente ritiene il 57% degli intervistati.
Ma quali sono i settori tecnico-pratici che attirano di più i giovani?
Quasi la metà degli uomini concentra le sue preferenze in un podio che vede il comparto della mobilità - automobilistica, ferroviaria, aeronautica - al primo posto, seguito dall'industria digitale ed elettronica e dal settore dei servizi alberghieri e della ristorazione.
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Invece, praticamente la metà delle donne si divide in quote paritetiche, nell'ordine, tra il comparto del digitale e dell'elettronica, quello alimentare/chimico/farmaceutico e quello dei servizi alberghieri e della ristorazione. Guadagna preferenze anche uno dei settori strategici per lo sviluppo del Paese, pur risultando ancora meno gettonato: il 6% degli uomini e l'8% delle donne prenderebbe in considerazione un impiego nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture.
A tal proposito, lo stesso Gruppo Autostrade per l'Italia sta portando avanti in prima persona diversi progetti. Come l'Amplia Academy, un vero e proprio "cantiere dei mestieri" pensato per anticipare i percorsi formativi dedicati alle principali figure professionali ricercate e formando ruoli tecnico-pratici nei settori di sua competenza, come l'assistente di cantiere, il carpentiere, il conducente di mezzi speciali, il minatore. Specializzazioni sempre più richieste, ma per le quali l'offerta di manodopera risulta oggi molto carente nel nostro Paese.