Tributo al Capone, re del mare d'Autunno
Il pesce povero e buonissimo che in Sicilia vanta una lunghissima tradizione
Proprio in questi periodi sui banchi delle pescherie uno dei pesci più comuni - e gustosi - da trovare è il Capone (noto altrove con il vero nome di Lampuga o Gallinella di mare), che in Sicilia vanta una lunghissima tradizione gastronomica.
Proprio uno dei piatti siciliani più celebri e diffusi, la caponata, nasce nella notte dei tempi per conservare in alto mare i tranci di pesce capone - le cui carni hanno un sapore deciso - senza che questi andassero a male.
Infatti, la caponata suggerisce una delle ricette migliori per assaporare questo delizioso re dei mari di fine estate: dopo averlo fatto eviscerare e tagliare in pezzi (se volete potrete farlo a filetti, ma occorre grande attenzione perché diventa fragile), cucinate il capone in una agghiotta identica alla classica caponata (melenzane fritte, olive bianche, sedano, capperi e salsa di pomodoro).
Farete prima rosolare i tranci in un soffritto di cipolla, sfumandoli con poco vino bianco, e dopo dieci minuti potrete aggiungere il resto degli ingredienti. Altri dieci minuti di cottura e avrete ottenuto una delle delizie scomparse della cucina siciliana.
Un piatto così richiede un vino bianco potente e di bella struttura, come un Catarratto in purezza.
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Altra ricetta classica del capone è la frittura, con i tranci ben cosparsi di farina di semola, sale e pepe immersi nell'olio caldo e scolati quando ben dorati.
Oppure, per chi ama il gusto di mare deciso e non teme i (salutari) grassi del pesce, adagiate il capone intero su un letto di sale grosso e ricopritelo con altro sale, e infornate nel forno caldissimo per venti minuti.
Anche in questo caso un bel bianco dalle spalle forti sarà di aiuto.
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