Versatile, come un fico d'India...
Superfood simbolo della Sicilia, nel catanese un'azienda lo trasforma in farina, siero di bellezza e addirittura in prosecco!
Immaginate un prosecco, prodotto con il tradizionale metodo charmat, ma a base di fichi d'India! Tra la primavera e l'estate sarà disponibile nelle enoteche e nei supermercati italiani e sarà esportato nei mercati internazionali…
È solo uno dei prodotti insoliti ottenuti dal frutto "primo fiore" del fico d'India dop dell'Etna da un'azienda fondata nel 2017 ad Augusta. I soci sono due imprenditori del comune siracusano, Paolo Garelli, 44 anni, architetto, e Salvatore Fazio, quarantenne, ingegnere delle telecomunicazioni che lavora a Parigi.
La srl che i due hanno deciso di aprire con un investimento iniziale di circa 200mila euro si chiama "Ficurinia" e ha sede legale ad Augusta mentre lo stabilimento produttivo si trova a Belpasso (CT).
Ma perché proprio il fico d'India? "La voglia di sperimentare qualcosa nell'agricoltura biologica e sostenibile l'avevo da sempre - racconta Garelli -. L'idea è stata quella di valorizzare tutti gli elementi del fico d'India e ho trovato nell'amico Salvatore un partner convinto".
"Infatti, non tutto il frutto viene sfruttato e va perso - spiega Garelli -. Allora abbiamo fatto uno studio, in collaborazione con l'Università di Catania, e abbiamo rilevato che tanti piccoli produttori non riescono a produrre il secondo fiore ed entrare in un mercato che ha grandi potenzialità, quello del fresco, della frutta che va poi sulle tavole. Quindi abbiamo deciso di puntare sulla produzione del primo fiore, che raccogliamo ad agosto. È meno adatto ad essere consumato come frutta fresca - perché è più molle - ma ha importanti principi nutritivi e si può lavorare meglio come base per succhi di frutta ed altri prodotti".
La raccolta viene effettuata da un consorzio d'imprese dell'Etna, senza trattamenti, in maniera da ottenere un prodotto biologico che alla temperatura di quattro gradi viene trasformato in tanti altri semilavorati e prodotti finiti nello stabilimento di Belpasso.
C'è il nettare, un prodotto naturale dalle importanti proprietà benefiche che contiene pectine, mucillagini, taurina, vitamina C e antiossidanti, con funzioni dimagranti e stimolatrici del sistema nervoso.
Ma c'è anche l'infuso ai fiori e frutti di fico d'India, ottenuto attraverso un processo di essiccatura, con vitamina C e flavonoidi per un effetto antiossidante.
Poi c'è il siero per il viso, confezionato con olio ottenuto da prima spremitura a freddo di semi di fichi d'India, ricco di vitamina E e dalle proprietà antiage e idratanti.
I semilavorati sono destinati principalmente alle aziende alimentari. Così la polpa ricca di aminoacidi, con effetti benefici sul cuore e sulla retina ha molteplici applicazioni, come base per frullati, yogurt, cocktail tropicali, bevande alla frutta. Il prezzo è di 2,50 euro al chilo.
La farina di semi di fico d'India senza glutine, che contiene un'alta quantità di ferro e magnesio è ideale, oltre che per la panificazione, anche per la preparazione di carni, salami e dessert e come condimento per insalate, zuppe, semifreddi e torte.
L'olio di semi di fico d'India è il prodotto di punta per la cosmesi, grazie al contenuto di vitamina E, è il più potente antirughe naturale e viene utilizzato nei laboratori di alta cosmetica, soprattutto in Svizzera e in Francia. La sua produzione necessita di una grande quantità di prodotto, ci vogliono infatti tre tonnellate di frutta per farne un chilo, il che fa schizzare il prezzo a 600 euro al chilo.
L'azienda esporta in tutta Europa, dalla Svezia alla Finlandia. "La produzione è arrivata a 150 tonnellate all'anno - spiega Garelli -, l'anno prossimo intendiamo triplicarla. Attualmente vendiamo alle aziende alimentari italiane e cosmetiche europee. L'anno scorso abbiamo chiuso con 70mila euro di fatturato. Prossimamente svilupperemo anche un e-commerce che sarà destinato anche ai privati".
Nel frattempo, grazie a un finanziamento dalla Regione Siciliana sarà realizzata una ricerca su questo frutto che l'Università di Catania - e non solo - considera un "superfood".
- Uno dei cibi del futuro cresce in Sicilia... (Guidasicilia)