Alla scoperta della città esagonale: Grammichele
Grammichele, nel Catanese, è uno dei rarissimi esempi di architettura razionale in Italia
Foto di Giuseppe Matia Spampinato
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Situata in territorio Catanese, ma posta alle pendici dei Monti Iblei, esiste una cittadina che rappresenta uno dei rarissimi esempi di architettura razionale in Italia: si chiama Grammichele e si trova a poca distanza da Caltagirone e dalle altre cittadine del Val di Noto.
Il Paese è conosciuto per la sua caratteristica e magnifica pianta a forma esagonale. Vista dall'alto la cittadina si mostra infatti in tutto lo splendore della sua perfetta geometria simile a una ragnatela creata ad arte da un meticoloso artista.
Il grande terremoto del 1693 e la fondazione di Grammichele
La storia di questa particolare pianta esagonale è strettamente legata a una data storica: l'11 gennaio 1693, giorno del terribile terremoto che distrusse molte località del Val di Noto, spezzando le vite di migliaia di persone, come quelle che vivevano nel piccolo borgo medievale di Occhiolà.
I resti di Occhiolà - Foto di Davide Mauro - Opera propria, CC BY-SA 4.0
I superstiti dell'immane disastro chiesero aiuto a don Carlo Maria Carafa, principe di Butera e di Roccella, barone di Occhiolà, che abitava a Mazzarino. A distanza di tre mesi dal tragico evento sismico, il Principe fondava su un suo feudo, a circa 2 km a sud dalla collina di Occhiolà, l'insediamento di Grammichele, per dare una casa a quei pochi cittadini sopravvissuti.
A realizzare concretamente la volontà del principe ci pensò l'architetto Michele da Ferla, il quale progettò la nuova città seguendo delle idee decisamente rivoluzionarie per quei tempi: la nuova Occhiolà avrebbe avuto una pianta esagonale. L'attuale Grammichele quindi, venne fuori da un progetto di architettura razionale che avrebbe dovuto rappresentare una città ideale del Settecento, capace di resistere ai terremoti.
La nuova città esagonale
Ora come allora, l'impianto urbano della città si snoda a partire da una grande piazza esagonale. Da ogni lato dell'esagono scorrono sei grandi vie principali larghe ben dieci metri, interrotte solo da altre piazze più piccole che dovevano essere utilizzate come punti di raccolta in caso di emergenza.
La piazza esagonale di Grammichele (di oltre 8 mila metri quadrati) e la pianta anch'essa esagonale della città rendono questo abitato tra i più affascinanti e unici nel loro genere in Italia.
Ad onor del vero, bisogna dire che in Sicilia questa particolare conformazione urbanistica non appartiene solo a Grammichele. Infatti, anche la città di Avola, nel Siracusano, ricostruita anch'essa dopo il terremoto del 1693, possiede una pianta esagonale, ma a differenza di Grammichele ha una piazza quadrata.
Le tappe del nostro itinerario
Piazza Carlo Maria Carafa
La piazza principale di Grammichele è intitolata al principe Carlo Maria Carafa. Sull'esagono si affacciano anche la Chiesa Madre di San Michele Arcangelo, il Palazzo Comunale e un grande orologio solare. Al centro della piazza si trova anche un monumento in ferro battuto che rappresenta Sisifo avvolto in un globo e che sorregge lo gnomone della meridiana che indica le ore, i solstizi, gli equinozi e lo zodiaco.
Dietro Sisifo, al bordo della piazza, la statua del Principe Carlo Maria Carafa. Si tratta di un'opera in bronzo (alta 2,20 m) posta su un basamento di marmo costituito da una serie di gradini che simboleggiano le virtù del sapere: filosofia, religione, scienza, politica, lettere e arte.
Sulla grande piazza si affacciano eleganti palazzetti, caffè, ristoranti, attività turistiche e alcuni circoli ricreativi dalla tipica atmosfera siciliana delle storie del Commissario Montalbano.
Chiesa di San Michele Arcangelo
All'inizio della fondazione di Grammichele, fu data priorità alla costruzione di una grande chiesa madre intitolata a san Michele Arcangelo patrono dei terremoti. Ma la sua costruzione fu molto lenta, anche a causa della morte del principe nel 1695, e nel 1720 venne ceduto una parte del territorio della chiesa per la costruzione del nuovo Palazzo Comunale.
La chiesa (intitolata anche a santa Caterina d'Alessandria) è posta sul lato orientale dell'imponente piazza, anticipata da un'ampia gradinata che rende l'edificio leggermente più arretrato rispetto agli altri palazzi che si affacciano sull'esagono. Il fronte principale in stile dorico a salienti è stato progettato dal messinese Andrea Amato.
L'interno, con pianta a croce latina, si sviluppa su tre navate completamente decorate che si collegano con il transetto. Importanti opere d'arte vi sono conservate, tra queste le due tele raffiguranti i due santi titolari: "Disputa di santa Caterina d'Alessandria" di autore ignoto e un'opera che raffigura San Michele Arcangelo con gli abiti di soldato che regge il vessillo con l'immagine della Madonna, tela risalente al Settecento.
Palazzo Comunale
Il Palazzo Comunale rappresenta il simbolo dell'architettura civile a Grammichele. L'edificio originale, costruito nei primi anni di vita della nuova cittadina, era un Palazzo Giuratorio, la cui costruzione fu affidata al capomastro Onofrio Grosso; era un edificio con 3 porte e 3 balconi intagliati e le mensole rappresentavano teste di cavalli e delfini; vi era anche una loggia ad archetti che chiamavano Belvedere, coronata da 4 statue rappresentanti le quattro virtù cardinali. Alla fine dell'800 il sindaco Andrea Vaccaro decise di ricostruire interamente il Palazzo.
Foto di Ben21 - Opera propria, CC BY-SA 3.0
A progettare il nuovo edificio fu Carlo Saba, architetto del Teatro Bellini di Catania. L'edificio si dispone su tre piani e culmina con l'alloggiamento dell'orologio. L'ingresso è valorizzato da un portico chiuso cui si accede attraverso tre grandi arcate di uguali dimensioni. Il piano nobile è messo in risalto da una balconata ai lati della quale si aprono due nicchie profonde con figure femminili allegoriche.
Al suo interno si trova il Museo Civico, ricco di reperti archeologici che testimoniano l'antichissima storia del territorio e di Occhiolà. Qui è conservata l'originale tavola in ardesia dove Michele da Ferla incise l'innovativa pianta di Grammichele.
Parco archeologico di Occhiolà
Foto FAI - Fondo Ambiente Italiano
Occhiolà è un antico borgo medioevale, posto sui tre crinali della collina di Terravecchia, circa 2 km a nord di Grammichele. Sulla sommità si trovano i resti del castello. L'abitato venne completamente distrutto dal terremoto del 1693.
Negli scavi condotti dal 1890, l'archeologo Paolo Orsi rilevava, dove terminano le rovine medievali, la presenza di ulteriori resti più antichi. Orsi vedeva in quelle rovine l'esistenza certa di un precedente insediamento ellenistico o tardo-greco.
Foto di Davide Mauro - Opera propria, CC BY-SA 4.0
L'ipotesi avanzata è che si tratti del residuo di un insediamento siculo ellenizzato menzionato da Diodoro Siculo con il nome di Echetla. I reperti archeologici sono conservati presso il locale museo comunale di Grammichele e presso il Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa. Nel 1993, in occasione del 300º anniversario della distruzione a causa del terremoto, venne avviata la realizzazione del Parco Archeologico di Occhiolà, già interessato da frequenti campagne di scavo.