Bagheria, la Città delle Ville
Un itinerario all'insegna della cultura in giro per le ville settecentesche di Bagheria
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L'itinerario che qui vi proponiamo è un invito al viaggio verso Bagheria, grosso centro abitato alle porte di Palermo celebre per le sue Ville settecentesche. Nella fattispecie, vogliamo accompagnarvi in un percorso che contempla solo alcuni dei gioielli architettonici bagheresi, capaci di raccontarvi, una ad una, molto più di quello che noi qua abbiamo celermente elencato.
È questo un motivo in più per passare qualche giorno a Bagheria, visitarle tutte e conoscere la storia di una cittadina che ha vissuto intensamente tutta l'epoca dei lumi.
Le tappe del nostro itinerario
Villa Trabia
Villa Trabia fu costruita da Michele Gravina principe di Comitini verso la metà del 1700, su un progetto dell'architetto di Stato abate Nicolò Palma. La famiglia Comitini alla fine del '700 la vendette al principe Pietro Lanza di Trabia che, nel 1890, affidò il compito di completarla all'architetto trapanese Teodoro Giganti.
La pianta è simmetrica ed ha un corpo centrale a tre piani più elevato a cui si addossano due corpi leggermente sporgenti di minore dimensione, ai quali si collegano ad angolo retto le ali delle dipendenze. In questa villa lo scalone esterno non esiste, quest'ultimo si trova subito dopo l'ingresso chiuso da mura. I magazzini e le stalle e tutti gli altri servizi necessari sono ubicati nelle case della corte.
Mediante una scala interna si giunge al piano nobile costituito da vari ambienti tutti affrescati alla fine del 1700 e arredati con mobili antichi. Dalla sala della conversazione si può accedere alla terrazza e da lì ammirare il panorama sul giardino e sulle vicine Villa Valguarnera e Villa Cirrincione.
L'attuale struttura, tipicamente neoclassica, mostra lesene, architravi e fasce decorative in stucco bianco su un fondo grigio scuro, lavorato a imitazione di intonaco. I prospetti della villa sono molto originali e rappresentano un esempio unico per Bagheria. Infatti mentre la maggior parte delle ville bagheresi hanno i prospetti decorati da fasce e colonne color giallo zafferano con i fondi intonacati di bianco, a villa Trabia i prospetti sono decorati da motivi geometrici bianchi che riquadrano parti colorate in grigio scuro. Decorazioni in stucco, due statue allegoriche di lato alla facciata e vasi sull'attico rappresentano le poche tracce di barocco all'esterno. Le volte e le pareti dei saloni sono affrescate e riccamente decorate da Elia Interguglielmi tra il 1796 e il 1797, mentre le decorazioni esterne sono opera degli architetti Tommaso Sanseverino e Giuseppe Firriolo.
Si giunge a villa Trabia attraverso un grande viale d'ingresso fiancheggiato da alte mura. Superato un cancello in ferro battuto sostenuto da pilastri sormontati da due statue, si arriva in un'ampia corte posta nel prospetto della villa in mezzo alla quale è collocata una fontana con una statua in marmo chiamata dell' ''Abbondanza'', opera dello scultore palermitano Marabitti. Quest'ultima un tempo era collocata nel parco del Palazzo Butera, ormai totalmente lottizzato, proprio di fronte la Certosa. Davanti e dietro la villa si estendono un vasto giardino di secolari pini e piante esotiche e il parco, ancora oggi arredati con sedili in marmo, vasi, statue e fontane. Le sontuose sale del palazzo hanno ospitato spesso i membri della famiglia Savoia, tra cui Vittorio Emanuele III, la regina sua consorte ed il principe ereditario Umberto di Savoia. La principessa di Trabia infatti, era dama di corte della regina Elena di Montenegro.
Villa Aragona - Cutò
Villa (o palazzo) Cutò sorge presso la stazione ferroviaria ed è un po' soffocata dalla disordinata edilizia della zona, ha una forma quadrangolare e una struttura massiccia. Fu edificata nella prima metà del 1700 per volontà del principe di Aragona Baldassarre Naselli. Il disegno fu realizzato dal frate architetto Giuseppe Minore. La famiglia del principe Tasca di Cutò la comprò nei primi anni del 1800.
La villa è formata da un corpo a forma di "C" a due piani e somiglia molto a un palazzo di città. In asse con il portone centrale di piano terra e lo scalone coperto è posta la loggia belvedere.
Vistose decorazioni e rivestimenti in marmo rosso danno agli ambienti un tono di elegante gusto estetico. Un grande camino scolpito in legno di noce era infisso in una delle pareti del vasto salone da ballo. Nella volta dei soffitti sono ancora visibili resti di pregiate decorazioni.
La villa era attorniata da casette per la servitù, i magazzini e tutti gli altri servizi compresa la chiesa. A causa della costruzione della stazione ferroviaria di Bagheria alla fine dell'800 la villa, perdette il suo giardino. Nei primi anni del nostro secolo la famiglia Tasca di Cutò la vendette. Nel 1991 è stata acquistata dal Comune di Bagheria che, dopo un restauro, l'ha adibita a Biblioteca comunale.
Villa Galletti - Inguaggiato
Villa Galletti Inguaggiato è una delle ville settecentesche meglio conservate della città di Bagheria. Costruita intorno al 1770 dal marchese di Santa Marina, Giovanni Pietro Galletti, è opera dell'architetto sacerdote Andrea Giganti e di mons. Castelli. Sorge lungo il corso Butera ed ha l'aspetto di un palazzotto di campagna. Fino al 1769, data in cui Salvatore Branciforti, principe di Butera tracciò il corso omonimo, era unito alla graziosa villa Giuseppina, che sta di fronte e che è da esso separata. La facciata principale che sporge sul corso presenta una linea austera e rigorosa, impreziosita da decorazioni a intaglio che riproducono elementi militari quali elmi, scudi e lance ricavate direttamente dalla pietra d'Aspra. Realizzata in tufo senza rivestimento di intonaco, il suo colorito monocromatico è quello naturale della pietra d'Aspra non reso monotono dagli effetti decorativi caratterizzati da festoni e vasi tipici del settecento, due dei quali collocati in due nicchie ai fianchi del portone d'ingresso.
La sua planimetria presenta una frattura con le precedenti linee, infatti alle curve dinamiche, alla grandiosità dell'insieme, allo scenografico scalone si oppone nella villa Inguaggiato una composizione lineare con scala e cortile interno.
Di forma rettangolare, a due piani, cui è addossato un corpo a ''C'' che forma la corte posteriore, rimasta poi interrotta nella sua trasformazione in stile Luigi XIV. Al piano terra erano collocati dei locali di servizio mentre il piano nobile era raggiungibile mediante una grande scala a due rampe. Da essa si giunge ad un disimpegno che collega un grande salone riccamente affrescato che prospetta sul corso Butera e su altre camere anch'esse molto decorate, anche se oggi mancanti di arredi e mobili. Il palazzo è un tipico esempio della fusione tra l'austerità neoclassica e il decorativismo barocco.
Si pensa che più che una residenza di campagna l'architetto abbia voluto realizzare una palazzina di caccia. Altri ricchi elementi decorativi adornano i portali e le mensole dei balconi. Bellissimi i quattro vasi, scolpiti pure in pietra tufacea, che sormontano il muro dell'attico. Durante la guerra d'indipendenza del 1848 la villa fu utilizzata come caserma dei soldati borbonici di presidio a Bagheria insieme a palazzo Butera e Villarosa e in seguito come caserma dei carabinieri. Oggi è per buona parte utilizzata come abitazione dalla famiglia Caputo che non ha mancato di apportarvi restauri.
Villa San Cataldo
Villa San Cataldo - Costruita agli inizi del Settecento dalla famiglia dei principi Galletti di San Cataldo, fu poi radicalmente trasformata alla fine dell'800 e decorata in stile neo gotico. Dell'originaria struttura settecentesca non resta che la chiesetta e l'ampio giardino. Nulla si sa del suo progettista né tanto meno di colui che ne apportò le ulteriori modifiche. Il palazzo di stile medioevale venne edificato nel 1700 dal principe di Cattolica. Nel 1906 venne acquistato dai signori Meyer e Chandlory i quali lo cedettero in locazione alla Compagnia di Gesù che vi fondò un seminario per le missioni all'estero. Nel 1998 il palazzo è stato acquistato dalla Provincia regionale di Palermo.
La villa è costituita da un lungo corpo a due piani, segnato da torrette angolari che contengono le scale, al quale si affianca un cortile che ha al suo interno un piccolo giardino.
Di rara bellezza è il maestoso giardino settecentesco con la sua rigogliosa vegetazione, un tempo ricco di piante esotiche, oggi coltivato ad agrumi. Esso è costituito dall'accostamento di due quadrati che formano un grande rettangolo. I viali del parco sono ancora arredati con sedili, vasi e statue e tutto il parco è recintato da una balaustra in pietra di tufo d'Aspra.
Villa Arezzo - Spedalotto
Fu acquistata dai marchesi di Paternò Spedalotto dal cavaliere Barbaro Arezzo mentre era in costruzione. Inizialmente era costituita da un fabbricato agricolo terrano, trasformato poi verso la fine del '700 in luogo di villeggiatura. Ad essa si perviene attraverso un prono colonnato, al quale si accede da un cancello che dà sull'antica Strada Provinciale.
La villa è immersa in una distesa di agrumi profumati, quasi alle falde della Montagnola di Serradifalco, in contrada Spucches.
Il palazzetto di stile tra il Luigi XII e il neoclassico, ha una sopraelevazione ed annessa la cappella con sacrestia. Bellissimi affreschi decorano le volte delle ampie sale anche se un'ala del fabbricato venne danneggiata dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale.
Si narra che Ferdinando II di Borbone, il nefasto re Bomba, detto anche crudele e lazzarone, nacque nella villa. Qui si conserva ancora la culla ove emise i primi vagiti l'infante che doveva divenire il barbaro re Bomba.
Nel 1991, nella villa è stato realizzato il famoso film di Roberto Benigni ''Johnny Stecchino''.