Ballarò, il mercato più antico di Palermo
Tra vicoli e vicoletti, Casa Professa, autentico gioiello del barocco palermitano
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Nei pressi della stazione centrale di Palermo, nel cuore del quartiere dell'Albergheria, si trova il mercato di Ballarò, che si estende da Piazza Casa Professa alle mura ciquecentesche di corso Tukory, verso Porta Sant'Agata.
Una passeggiata a Ballarò è l'occasione per tuffarsi nel passato ed esplorare la storia della Sicilia. Infatti, si tratta probabilmente del più antico mercato alimentare di Palermo, di cui scrive, nei suoi appunti, Ibn Hawgal, un viaggiatore arabo del X secolo.
Ballarò prende il nome da 'Bahlara', un villaggio vicino Monreale, cui giunsero i primi mercanti arabi, e Segel-Ballarath, ovvero 'mercato di Balhara', il luogo in cui i commercianti e i contadini di quel villaggio vendevano i loro prodotti. Secondo un'altra affascinante teoria, il nome deriverebbe dal titolo dei sovrani della regione indiana del Sind, 'Ap-Vallaraja', per via delle spezie che si vendevano.
Nel 1743, sembra che il quartiere abbia dato i natali a Giuseppe Balsamo, noto come Conte di Cagliostro, personaggio famoso in Europa per le sue arti di negromante, che fondò la massoneria di rito egizio. Ancora oggi nel mercato, si possono trovare indicazioni per visitare la casa natale del 'Conte'.
La storia e la vera anima del quartiere si trova comunque, nei suoi vicoli stretti e nei suoi angoli oscuri, tra le case basse e fatiscenti e tra le splendide chiese e le edicole votive, tra le macerie dei palazzi sventrati, a volte abitati solo in qualche piano che sembra stia per crollare. Spettacolare anche il mercato, vivace come quello della Vucciria, con i colori accesi della frutta che si mischiano alle sfumature argentate del pesce, con i suoi suoni, le voci e gli odori di carne, pesce e arance.
Le tappe del nostro percorso
Arco Cutò
Si può accedere a Ballarò dall'Arco Cutò, in via Maqueda, e da qui le bancarelle fanno la loro comparsa lentamente su via Chiappara al Carmine. Nel mercato tutto sembra essere rimasto immutato nel tempo e il visitatore del XX secolo può respirare gli stessi profumi e percepire gli stessi suoni e colori del mercante arabo del X secolo.
Si tratta di un luogo piuttosto sicuro, del resto come gli altri mercati di Palermo, poiché gli stessi commercianti hanno tutto l'interesse che i loro clienti si possano muovere liberamente all'interno del mercato e tornare volentieri. Tuttavia, si sa, la prudenza non è mai troppa, perciò meglio non indossare gioielli, borse griffate e altri abiti che potrebbero attirare l'attenzione di qualche malintenzionato.
Mercato di Ballarò
Foto di Gabriele di Maria vincitrice del concorso fotografico "I mercati siciliani, un viaggio tra gusto e tradizione" indetto dalla Banca Don Rizzo
Ballarò è il più antico tra i mercati palermitani, frequentato giornalmente da centinaia di persone, animato dalle cosiddette 'abbanniate' dei venditori, che cercano di attirare l'attenzione sulle loro mercanzie. Il 'virdumaro' il 'carnezziere', 'l'alivaro', il 'vruccularo', intrattengono i clienti con simpatia e cordialità dalle sette del mattino alle sette di sera.
Le loro bancarelle sono coperte da tende illuminate da lampadine che pendono dall'alto e ospitano ogni sorta di alimento: dalle primizie (frutta, ortaggi, verdure) provenienti dalle campagne del palermitano, alla carne, dal pesce tenuto al fresco tra il ghiaccio e le alghe ai prodotti per la casa.
Ballarò ovviamente non è un supermercato dove in ogni stagione si trovano tutti gli alimenti, il mercato segue il ritmo delle stagioni e della natura quindi qua si vendono solo prodotti freschi prodotti nelle campagne o nel mare siciliano.
Ancora oggi qui si svolge la riffa: un uomo vende i biglietti di un blocchetto numerato in un angolo, poi quando finisce, si mette al centro della piazza e chiama il putiaro prescelto per estrarre i numeri. I premi sono in denaro o in beni alimentari, come si faceva centinaia di anni fa e come si è sempre fatto: carne, pesce, formaggi.
Nei fine settimana poi, il mercato diventa più chiassoso e affollato perchè oltre che per fare la spesa si viene qui per degustare il cibo di strada. I fruttivendoli vendono anche cibi cotti, tipici della cucina palermitana, come cipolle bollite o al forno, panelle, 'cazzilli', verdure lesse, polpo e 'quarume'.
In via del Carmine si vendono ostriche e cozze, in piazza Ballarò polpettine, cardi e zucchine in pastella e 'babbaluci'. Una griglia rovente di fronte alla taverna della piazza dà la possibilità di cuocere in strada la carne o il pesce appena acquistato.
Il sabato mattina e la domenica si allestisce inoltre, il mercato dell'usato, le cui bancarelle coprono la zona che va dalla parte finale di via Giovanni Grasso fino a piazza San Francesco Saverio, dove può trovarsi qualsiasi cosa, dai vestiti alla biancheria intima, dai mobili ai libri. Questo mercato si apre all'una di notte perchè i commercianti per accaparrarsi il posto migliore montano le bancarelle prestissimo, ma si sveglia intorno alle sette del mattino e si protrae oltre mezzogiorno.
Piazza del Carmine
Percorrendo Via Collegio di Maria al Carmine arriviamo a Piazza del Carmine, dove anticamente era stata montata una tettoia di ferro e ghisa per riparare i commercianti dal sole o dalla pioggia, rimossa circa trent'anni fa. La Chiesa del Carmine scompare tra le bancarelle con la sua splendida cupola maiolicata che domina i tetti della città.
Questa è una zona multietnica della città perchè popolata da tantissimi stranieri provenienti dall'Africa, dall'India, dallo Sri Lanka, dalla Cina e dalla Romania, insomma gli abitani di tutto il mondo abitano Ballarò.
Adesso ci addentriamo in Via Ballarò verso la Piazza omonima, che è completamente bagnata dall'acqua del ghiaccio sciolto del pesce. Da qui raggiungiamo Piazza Casa Professa dove si può ammirare la spledida chiesa del Gesù e attraverso Via del Ponticello torniamo in Via Maqueda.
Piazza Casa Professa
Tra il XVI e il XVIII secolo, nel quartiere sorsero numerosi palazzi signorili che si stanziarono tra la via Maqueda e la via del Bosco e, due grandi complessi conventuali quello dei padri Gesuiti detta 'Casa Professa' e quello dei Carmelitani.
La zona è ricca di monumenti e, ancora oggi, tra i vicoli, i cortili non è raro imbattersi in tratti di fortificazioni o di basamenti di torrioni. Alcune sono state inglobate, nel corso dei secoli, da altre strutture architettoniche, altre sono ancora visibili anche se parzialmente. Al di sopra di una scalinata in tutto il suo splendore emerge la Chiesa del Gesù, nota come Casa Professa, aperta al culto nel 1633, e in parte distrutta dai bombardamenti del 1943. La semplicità della facciata fa contrasto con le ricchissime decorazioni dell'interno, dove ogni centimetro, ogni pilastro, colonna, cappella, altare o parete è completamente ricamata da finissime decorazioni in marmo a 'marmi mischi' di diverso colore.
L'effetto scenico d'insieme è grandioso anche per la presenza di statue, medaglioni, cornici, stucchi massima espressione del barocco a Palermo. La chiesa è circondata dal convento e da due chiostri, di cui uno attualmente è l'atrio della Biblioteca Comunale.
Da vedere anche Palazzo Marchesi, costruito inizialmente come dimora, aveva l'aspetto di una fortificazione, con una modesta elevazione turrita e con tanto di merlatura, era utilizzato per difendersi dagli attacchi dei pirati. Nel 1568 i Gesuiti dalla torre ricavarono il campanile della chiesa.
Biblioteca Comunale
Da Piazza Casa Professa si penetra nella piazza Brunaccini dove si viene accolti da un portale in stile neoclassico, ingresso principale della Biblioteca Comunale, e accanto ad esso insiste la chiesa di San Michele Arcangelo, la cui origine si fa risalire al XII secolo, mentre la sua riedificazione nel corso del XVI secolo.
Altri monumenti nel quartiere Albergheria: l'Ex Reclusorio dell'Annunziata, la Chiesa del Ponticello, la Chiesa di San Nicolò da Tolentino, Chiesa ed Oratorio di Sant'Orsola, Palazzo Comitini - Provincia Regionale, Palazzo Filangeri, Chiesa di San Pietro e Paolo, Palazzo Chiarandà, Palazzo Cutò, Chiesa e Collegio di Maria del Carmine, Chiesa di San Nicolò all'Albergheria e Torre San Nicolò.