Gratteri: tesoro di storia e cultura
Nella Madrice vecchia un reliquario custodirebbe quattro spine della corona di Cristo
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A circa 630 metri sul livello del mare, nell'area settentrionale del Parco delle Madonie, sorge Gratteri piccolo comune di circa 1300 abitanti immerso nel verde di boschi lussureggianti, costituiti per lo più da pini e querce. Il suo territorio comunale confina con quello dei comuni di Cefalù (nord e nord-ovest), Lascari (nord-ovest), Collesano (ovest e sud-ovest) e Isnello (est e sud-est).
Foto di Carlo Columba, CC BY-SA 2.5 it
Gratteri è un autentico scrigno a cielo aperto ricco di opere d'arte, di storia e cultura dove vale la pena trascorrere un week end all'insegna del relax, respirando una frizzante aria montana e mangiando le tante specialità locali come la squisita frittedda di Gratteri.
Anche dal punto di vista religioso Gratteri detiene un tesoro d'inestimabile valore: all'interno della Chiesa Madre in un prezioso reliquario d'argento sono infatti conservate quattro spine che si presume appartengano alla corona di Cristo. La reliquia sembra sia stata portata personalmente da Gerusalemme in Sicilia dal conte Ruggero D'Altavilla dopo aver partecipato alla I Crociata e, secondo storici di indubbia fama, come il Fazello, il Pirri e altri è stata oggetto di culto nel paese sin dal XIII secolo. Nel 1648, il barone don Lorenzo Ventimiglia e la consorte Maria Filangeri fecero erigere a loro spese, in onore delle Sante Spine, un sontuoso altare in marmo ed una robusta custodia in ferro che fu collocata nella loro cappella privata, all'interno della Madrice Vecchia.
Sin dai tempi più antichi se ne celebra la festa la prima domenica di maggio, data che ricorda il ritrovamento della reliquia che dei forestieri avevano rubato proprio la notte precedente. I gratteresi si riferiscono a questa vicenda parlando di 'miracolo del vento', che molto probabilmente è un fatto realmente accaduto. Si racconta infatti, che un sabato notte del 1400 due forestieri si siano introdotti nella Madrice Vecchia del paese e abbiano rubato la teca contenente le Sacre Spine.
Mentre stavano fuggendo e imboccando la strada che li avrebbe condotti a Collesano, un impetuoso vento di scirocco li costrinse a buttarsi per terra per evitare di essere trascinati nel vicino precipizio. Furono ritrovati la mattina successiva da alcuni contadini che si recavano in campagna. I due malcapitati si meravigliarono del fatto che gli altri non avessero sentito la furia del vento mentre loro erano rimasti bloccati per terra a causa di esso. Un contadino aiutandoli a rialzarsi si accorse della teca rubata e la riportò in chiesa. Fu proprio in quel momento che il vento cessò favorendo la fuga dei due ladri.
Alcune tradizioni locali fanno pensare che il miracolo sia un fatto realmente accaduto. Difatti, a partire dal 1837 fino a pochi anni addietro, ogni qualvolta imperversava il vento di scirocco o anche altre calamità naturali la popolazione gratterese chiedeva che venissero esposte le SS.Spine al fine d'implorarne la fine. Non vi è dubbio che ancor oggi il culto verso questa reliquia viene mantenuto in grande considerazione e i gratteresi, ovunque sparsi per il mondo, ogni anno fanno a gara nell'inviare la loro offerta affinché per la realizzazione della festa.
Le tappe del nostro itinerario
Matrice Vecchia
ph. www.cefalumadoniehimera.it
Una visita culturale ed artistica della città deve partire dalla Chiesa Madre intitolata a San Michele Arcangelo, conosciuta come Matrice Vecchia, fatta costruire dai Ventimiglia nella prima metà del XIV secolo su un edificio preesistente. L'edificio è a due navate, divise da cinque pilastri sui quali poggiano quattro archi a tutto sesto. La navata maggiore è più alta dell'altra consentendo così l'apertura di otto finestre sulle arcate ed è coperta da volta a botte, mentre la navata minore presenta una copertura a capriate.
Vicino alla Chiesa Madre sorgeva un tempo il castello, edificato intorno all'VIII secolo sulla sommità della rocca di San Vito, in una posizione altamente strategica ed inespugnabile che anticamente doveva essere un presidio militare. Il castello anticamente apparteneva ai signori di Monforte, poi a Guglielmo di Taburia, signore di Partinico, dal 1258 ai Ventimiglia e ai principi di Pandolfina e alla casa di Alcontres.
Tra la metà del XVIII e gli inizi del XIX secolo i ruderi del castello furono totalmente demoliti e il materiale fu reimpiegato per costruire la 'Matrice Nuova'. Anticamente vi si accedeva mediante tre porte, mentre l'unico ingresso visibile era quello sud orientale che permetteva di accedere ad una galleria costituita da una serie di archi a sesto acuto, tuttora esistenti sotto la 'Matrice Vecchia', da cui si arrivava dentro le mura del castello.
Chiesa di San Giacomo
Da vedere anche la Chiesa di San Giacomo del 1686, con facciata decorata da lesene e preceduta da una gradinata in pietra. Sulla facciata si aprono due porte, una centrale più grande e una verso destra più piccola. L'interno è a tre navate divise da pilastri in muratura, su cui poggiano archi a tutto sesto.
La Chiesa di Sant'Elia invece, è molto più antica e risale al 1090, fu fondata dal conte Ruggero II e dedicata a Sant'Elia, un giovane ennese, vissuto tra l’829 ed il 903, che catturato dai Saraceni, fu condotto in catene in Africa. Dell'antica costruzione oggi rimangono soltanto i ruderi.
Abbazia normanna di San Giorgio
ph. www.cefalumadoniehimera.it
A circa 4 km, a sud-ovest di Gratteri sorge l'imponente abbazia normanna di San Giorgio, fondata tra il 1140 e il 1142 e affidata ai monaci premostratensi, nell'ambito dell'appoggio che i Normanni diedero in Sicilia al monachesimo occidentale, in opposizione a quello orientale, che si era diffuso con la dominazione bizantina. Nonostante i privilegi, l'abbazia iniziò a decadere dal 1223 e, intorno al 1305 la canonia fu eliminata e i frati espulsi.
Attualmente restano solo poche vestigia, oggetto di un recente restauro: qualche elemento decorativo e i muri perimetrali della chiesa, a pianta basilicale e a tre navate, con tre absidi sul lato di fondo orientale, di cui solo quella centrale sporgeva all'esterno, con una decorazione a lesene simile a quella del duomo di Cefalù. La parte ancora visibile del prospetto presenta un portale centrale con arcate cieche laterali. Il convento si trovava a nord della chiesa, mentre un chiostro doveva essere addossato alla sua navata meridionale.
Chiesa di Santa Maria di Gesù
La Chiesa di Santa Maria di Gesù fu edificata nel XII secolo fuori del centro abitato per volere di Gilberto di Manforte. L'interno è a navata unica con volta a botte e cupola, con zona absidale rialzata per mezzo di alcuni gradini, inquadrata da pilastri sporgenti dalle pareti e illuminata da finestre rettangolari. Affreschi sono presenti sulla cupola, nel catino e sulle pareti della zona absidale. Agli altari laterali una 'Passione di Cristo', opera di padre Felice da Collesano, un 'San Francesco' e un 'Sant'Antonio' di Tommaso Lo Monaco e un 'Sant'Alfonso de Liguori' di Salvatore Ferro (1701). Gli spazi conventuali si articolavano intorno ad un cortile centrale, che subì nel tempo diversi rimaneggiamenti.