I Castelli di Butera
Storie e leggenda del Castello Normanno e del castello di Falconara
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Posta a 402 metri sul livello del mare, su uno sperone roccioso dal quale si domina tutto il territorio circostante e il mare di Gela, sorge Butera, piccolo centro agricolo di circa 6mila anime.
I primi insediamenti umani in questa zona risalgono all'epoca preistorica ma fu solo con l'arrivo degli Arabi, nell'854, che la città assunse un ruolo strategico.
Distrutta da Guglielmo il Malo nel 1161 e successivamente ricostruita da Guglielmo II il Buono, entrò a far parte con gli Angioini del demanio reale e, con gli Aragonesi, fu elevata a contea. Nel 1540 passò sotto il dominio dei Branciforte che, nel 1563, ebbero da Filippo II di Spagna il titolo di principi di Butera.
Le tappe del nostro itinerario
Castello di Falconara
Chi volesse visitare Butera dovrebbe iniziare senza ombra di dubbio dal Castello di Falconara. Su un promontorio roccioso a picco sul mare, affiancato da un bellissimo ed esotico palmeto, sorge il Castello che è l'unico maniero della provincia di Caltanissetta ad affacciarsi sul mare. Fu edificato in epoche diverse, ampliato e rafforzato nel corso del tempo ma mantenne la sua funzione di vigilanza contro le incursioni dei pirati che fino al XVIII secolo saccheggiavano le coste.
Della primitiva struttura oggi resta soltanto una grande torre quadrata alta 36 metri, abbellita da bifore di stile catalano con esili pilastrini e capitelli. Sembra che i proprietari, all'inizio, l'avessero adibita all'allevamento dei falconi, da cui deriva il nome del castello. Di preciso non si sa quando fu costruita la torre ma sappiamo che il castello esisteva già nell'854, quando l'emiro Alaba divenne signore di Butera.
Fu ampliato successivamente dai Normanni (XII secolo) e appartenne a Ugone di Santapau, discendente della nobile famiglia di Adamara che la ricevette in dono dal Re Martino d'Aragona per ricompensarlo di averlo appoggiato contro le fazioni a lui avverse. Dalla seconda metà del 1500, dopo il matrimonio di Ponzio Santapau con Isabella Branciforti di Mazzarino, il castello divenne proprietà dei Branciforti.
Falconara, dal XVI secolo fece parte di quella corona di torri che circondò la Sicilia al fine di rendere sicuri i territori costieri soggetti alle improvvise e devastanti incursioni dei Turchi, che infestarono il Mediterraneo dal 1500 al 1700. Probabilmente fu proprio in quel periodo che la vecchia struttura della torre fu ampliata, rafforzata con muraglie merlate, feritoie, fossati, tali da conferirle l'aspetto severo di fortino inaccessibile, sia da terra, sia dal mare, sul quale si affaccia.
Quando la pirateria ebbe fine nel secolo XIX, l'edificio fu trasformato in residenza padronale e fu arricchito con scaloni, colonnati, fregi, capitelli, lesene, intonaci e circondato da giardini ornamentali adorni di fontane e sedili di marmo. Nel 1800 il Castello fu acquisito dal conte Giorgio Welling, ufficiale tedesco che lo ebbe in dote dalla moglie Caterina Branciforti, figlia dell'ultimo principe di Butera.
Fu proprio lei ad arricchirlo di un'altra ala verso sud con grande terrazza sul mare e a ristrutturarlo come elegante residenza nobiliare, conservando però l'antica struttura aragonese e l'originaria organizzazione spaziale. Dopo il crollo del muro ovest, avvenuto agli inizi del 1900, in seguito ai lavori di sbancamento del piano sottostante, fu ristrutturato nel 1935 e adibito a carcere fino agli anni '60. Infine, restaurato nel 1997, oggi è accessibile al pubblico.
Chiaramonte Bordonaro, dopo aver acquistato il castello da Welling, fece edificare un nuovo corpo di fabbrica, staccato e parallelo al mare con vari ambienti destinati ad attività produttive a piano terra, ad abitazioni nel piano superiore.
All'interno oggi troviamo un Antiquarium di archeologia che ospita i reperti ritrovati in tutto il territorio di Butera dopo gli scavi effettuati negli anni '50. Nel cortile interno invece, è possibile ammirare, scavate nella roccia, profonde fosse e cisterne, che dovevano servire a conservare viveri per consentire di resistere a lungo agli assedi dei nemici. Il Castello ricco di trofei di caccia, fonde un tocco esotico e storico insieme, che fa vivere all'ospite un'atmosfera tutta particolare. Nei saloni inoltre, sono sistemate collezioni di ceramiche, maioliche e una ricca pinacoteca.
Castello normanno
In Piazza della Vittoria sorge un altro imponente Castello dalle origini normanne. Costruito nell'XI secolo, nel corso della sua storia, ha subito diversi restauri e rifacimenti. All'inizio si trattava di una semplice fortificazione ai cui angoli sorgevano delle torri utilizzate come punti d'avvistamento e di difesa, mentre all'interno c'era un cortile dal quale si accedeva alle stalle, ai magazzini e a una cisterna dalla forma ovale.
Di grande valore artistico è il torrione che custodisce alcuni addobbi scultorei tra i quali lo stemma della famiglia nobiliare Santapau: un'aquila a due teste recante una catena e una spada sguainata. Secondo la leggenda il Castello di Butera era collegato al Castello di Falconara attraverso un lunghissimo cunicolo sotterraneo fatto scavare da Ugone Santapau al quale il Re Martino I aveva concesso la proprietà dei due castelli, come segno di riconoscenza per i favori ricevuti.
Chiesa Madre
In piazza Duomo è sita la Chiesa Madre dedicata a San Tommaso, che custodisce all'altare maggiore la Madonna degli Angeli di Filippo Paladino (1544-1614). La Chiesa è a croce latina, con cupola e tetto a volta. Le pareti furono stuccate da Giovanni Maienza e decorate da Domenico Provenzano. I marmi che ornano gli altari le regalano la magnificenza di un bel tempio.
La Chiesa custodisce diverse reliquie tra cui la testa di Sant'Orsola ed il braccio di San Callisto. Da non perdere è pure la Chiesa di San Francesco, prima attaccata all'ex convento dei Minori Conventuali.
La chiesa conserva una serie di prestigiosi dipinti ed opere come una croce in legno sulla quale è dipinto il Cristo, opera di Domenico Zampieri, detto il Domenichino; diversi dipinti come l'Assunzione di Maria Vergine, del Paladino; la Madonna d'Itria, detta Madonna d'Altamore; un San Francesco, un Sant'Antonio e un San Michele Arcangelo tutti del buterese Rocco Di Martino; l'Immacolata con San Francesco ed un'altra Santa del Palatino.