Il Parco forestale Calaforno
Custodisce cavità sotterranee uniche nel panorama archeologico del Mediterraneo
ph Marcello Bocchieri
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In contrada Calaforno, fra Monterosso Almo e Ragusa, è in corso da alcuni anni un'intensa opera di rimboschimento che ha trasformato il brullo paesaggio collinare in una fresca e accogliente pineta.
In un terreno a circa 600 metri sul livello del mare, si estende, dunque, il Parco forestale Calaforno, un'area boschiva che prende il nome da una serie di cavità che si trovano più a valle: la grotta Calaforno, un susseguirsi di 35 piccole camere, utilizzate inizialmente come tombe e poi trasformate, nei secoli, in abitazioni.
Il parco è costituito da una zona verde collinare, digradante verso il mare, che presenta una copertura arborea rappresentata fondamentalmente da pini d'Aleppo e, lungo i sentieri, da alcuni platani orientali che ricordano l’antica copertura vegetale ripariale e conferiscono all'area un aspetto suggestivo.
Foto di Davide Mauro - Opera propria, CC BY-SA 4.0
La zona, come già detto, è stata oggetto di un importante piano di rimboschimento che l'ha trasformata in un autentico polmone verde, circondato però da terreno sassoso e arido. Per la bellezza dei luoghi si spera che il parco possa diventare presto un'area protetta regionale, anche se l'iter, perché questo avvenga, non è ancora stato completato.
Le tappe del nostro itinerario
Giarratana
Partendo da Giarratana, si può raggiungere il bosco seguendo le indicazioni per il ristorante 'Due Palme', e percorrendo una strada bianca che inizia alla fine del centro abitato. Dopo vari tornanti, che attraversano terreni agricoli, incontriamo un cancello forestale con l'indicazione 'Area attrezzata Calaforno'. Oltrepassando il cancello e proseguendo per altri due chilometri, in mezzo al bosco, si iniziano a vedere le infrastrutture tipiche delle aree attrezzate, ubicate prima a destra della strada, oltre un torrentello, e poi anche a sinistra, in prossimità di un vecchio mulino ad acqua.
La struttura, dismessa ma perfettamente funzionante, è stata acquisita dalla forestale ed in parte ristrutturata tanto che può essere visitata. Nell'area attrezzata sono state collocate diverse infrastrutture che ben si inseriscono nell'ambiente anche perché tutte realizzate in legno. Tavoli e panche per ben 250 posti a sedere, tanti cestini portarifiuti ed un piccolo parco giochi per bambini, che consentono di trascorrere una giornata piacevole in un ambiente incontaminato. Attenzione però: qui è vietata l'accensione di fuochi tanto che la zona non è fornita di punti cottura. Annessa all'area è stata realizzata un'area faunistica con cervi e cinghiali, allevati a scopo sperimentale.
Parco forestale Calaforno
Foto tratta da www.turismoambientalesicilia.it
Giù nella valle, in prossimità del vecchio mulino, si apre la grotta Calaforno. Si tratta di una struttura unica nel panorama archeologico del Mediterraneo che, per la sua particolarità, dovrebbe essere maggiormente valorizzata allo scopo di incrementare il turismo in questi luoghi. Il grandioso ipogeo è costituito da una lunga cavità sotterranea scavata in epoca preistorica, costituita dalla sequenza di 35 camerette circolari e sub-circolari (dimensioni medie di due-tre metri e l'altezza di circa un metro), collegate tra di loro da una piccola apertura.
Foto tratta da www.turismoambientalesicilia.it
Controversa è la questione della datazione dell'ipogeo perchè se alcuni studiosi concordano nell'affermare che la struttura possa essere stata costruita durante il neolitico, i reperti di ceramica rinvenuti durante le campagne di scavi rimandano alla cultura di Malpasso, che data l'ipogeo almeno alla metà del III millennio a.C. La cavità custodiva anche reperti di epoca greca come la statuetta della divinità Bes-Phat e di epoca bizantina.
Proprio nel periodo bizantino l'ambiente è stato modificato e ampliato per creare una stanza polilobata nella quale era sistemata la sepoltura di un bambino, cui si accedeva mediante un lungo vestibolo, di circa 10 metri, oggi non praticabile. E' in programma, in breve, di portare alla luce e rendere più agevole l’accesso all’ingresso del sito preistorico, inserendo cosi la visita dell'ipogeo, all’interno degli incantevoli percorsi naturalisti del Parco attrezzato di Calaforno. Il rinvenimento di alcuni portelli fa supporre un utilizzo a sepolcreto nel periodo preistorico, mentre nel periodo greco è probabile che abbia assunto più una funzione di santuario votivo.
Grotta dei Santi
Foto di Davide Mauro - Opera propria, CC BY-SA 4.0
Nel territoro di Licodia Eubea (CT) si trovano altre due importanti cavità: le grotte dei Santi e dei Denari. Per raggiungerle partiamo da Piazza Rimembranza a Monterosso Almo (RG), svoltiamo a destra per via Acquasanta e proseguiamo lungo una larga scalinata sino ad arrivare al sottopassaggio della S.S. 194 e poi ancora sino al sentiero che conduce al fiume Lavandaio. Guadato il fiume e attraversata la SS 194, proseguiamo ancora lungo una scalinata che sale verso una trazzera che fiancheggia, a sinistra, un largo canalone.
Lasciamo la trazzera all'incrocio per continuare, a sinistra, in direzione Poggio Ferca, proseguiamo per circa 350 metri e svoltiamo sulla destra per un sentiero appena marcato che seguiamo fino al fondo valle. Qui attraversiamo il ruscello e, superato uno sbarramento in filo spinato, proseguiamo per risalire in direzione della grotta dei Santi.
Si tratta di un complesso religioso che comprende sia una chiesa rupestre e un sepolcreto ipogeico i quali facevano parte di un casale esistente almeno dall'alto medioevo. I due ipogei principali in origine furono destinati a catacombe, successivamente uno di questi fu trasformato in chiesa con l'escavazione del catino absidale affrescato.
Poco distante si trova la grotta dei Denari. La raggiungiamo costeggiando, sul lato destro, il Poggio dei Santi fino ad arrivare ad una strada asfaltata. Imbocchiamo poi una carrareccia che corre sulla parte sovrastante le grotte e proseguiamo per circa 200 metri. A sinistra ci si immette in un piccolo sentiero che conduce alla grotta dei Denari, chiamata così perché, secondo una leggenda, al suo interno, sarebbero stati sepolti tanti denari, ritrovabili solo se a conoscenza di particolari rituali e formule magiche.