Monterosso Almo, il comune più a nord del Ragusano
Tra i Borghi più Belli d’Italia, Monterosso si offre come un piccolo paradiso di montagna
Foto di Catarella - Opera propria, Pubblico dominio
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A circa 28 Km da Ragusa sorge Monterosso Almo, il paese più alto e più a nord dell'intero Ragusano. Le origini sono molto remote e risalgono al periodo Siculo come dimostrano le necropoli di Calaforno e l'abitato di monte Casasia.
Nelle vicinanze si possono visitare inoltre, le cosiddette 'Grotte dei Santi', che custodiscono affreschi bizantini. Nel 1508, il paese fu comprato dagli eredi di Bernardo Cabrera che vi costruirono due castelli.
Nel 1649 ebbe inizio la costruzione del nuovo convento di Sant'Anna mentre l'11 gennaio del 1693 anche Monterosso fu colpito dal tremendo terremoto che distrusse la Sicilia orientale lasciando in piedi solo pochi ruderi quali la cappella di Sant'Antonio e il Mulino Vecchio. Da allora il paese è stato ricostruito sempre più in cima al monte, assumendo l'attuale topografia.
Da vedere la chiesa Madre, ricostruita dopo il 1693 in stile neogotico, la chiesa di Sant'Antonio Abate del sec. XVIII, la chiesa di S. Giovanni Battista, attribuita a Vincenzo Sinatra, e il nuovo osservatorio astronomico. Gli amanti del trekking possono organizzare escursioni nella zona di Calaforno, interamente rimboschita, e del Monte Lauro, il più alto degli Iblei.
Le tappe del nostro itinerario
Piazza San Giovanni
Foto di Catarella - Opera propria, Pubblico dominio
Piazza San Giovanni è chiamata in dialetto "u chianu", il piano, in rapporto con l’andamento a saliscendi del borgo, che segue le curve della montagna. Un lato della piazza è occupato dalla chiesa di San Giovanni Battista, posta su un terrazzamento naturale e al termine di un’ampia scalinata che le conferisce un aspetto fastoso e scenografico.
Opera parziale di Vincenzo Sinatra (1707-1765), architetto attivo nella Sicilia orientale ricostruita dopo il terremoto del 1693, la chiesa - lievemente danneggiata dal sisma - ha una facciata barocca a tre ordini, scandita da un colonnato sul quale s’innesta la torre campanaria.
L’interno è impreziosito dagli stucchi di Carmelo Fantauzzo di Grammichele, dalle piccole cappelle laterali e da due opere di artigianato locale, il pulpito di legno intagliato e la vara del santo protettore (1769). Degne di nota sono la statuetta in alabastro della Madonna Assunta (XVI secolo) e la statua in cera della Madonna in posizione dormiente, tipica dell’iconografia orientale.
Gli altri lati della piazza sono occupati dal secentesco palazzo dei baroni Noto e da tre edifici ottocenteschi e neoclassici: il municipio, palazzo Sardo e il monumentale palazzo Cocuzza. A completare la piazza è la chiesa di Sant’Anna, appartenente ai frati minori riformati che l’inaugurarono nel 1652.
L’origine francescana ha fatto sì che il barocco che la riveste fosse semplice e non sfarzoso; di prezioso c’è solo la balaustra di marmo che separa il presbiterio dalla navata. Ai frati apparteneva anche l’attuale circolo di conversazione donato ai cittadini laici, arredato con mobili d’inizio Novecento.
Foto www.donnalucata.it
Scendendo nella strada principale, Corso Umberto I, e percorrendola tutta, si arriva alla fine del paese, nella zona chiamata "Affacciata", dove si trova una fontana con abbeveratoio di forma circolare, al quale si dissetavano gli animali, soprattutto muli e asini, che per secoli hanno accompagnato la vita e il lavoro dei contadini. Da lì la vista spazia sulla valle del fiume Amerillo.
Casa Palazzata Barone
Foto www.donnalucata.it
Ritornati indietro, da piazza della Rimembranza si sale per via Pagano, verso la parte più alta dell’abitato dove, sui vicoletti pavimentati a basolato, si affacciano le modeste casette dei contadini.
Occorre scendere in piazza San Giovanni e proseguire lungo via Roma per vedere, invece, i palazzi signorili appartenuti alle famiglie nobili o alla borghesia terriera, come il barocco palazzo Burgio, dall’elegante prospetto, e l’ottocentesca Casa Palazzata Barone. Seicentesco è anche il palazzo delle suore Orsoline, mentre appartengono al periodo neoclassico i palazzi Azzaro e Castellino.
Piazza SantAntonio
Foto www.donnalucata.it
Dopo un paio di curve si arriva in piazza Sant’Antonio, dove si fronteggiano due chiese. La prima, la chiesa Madre, ricostruita dopo il sisma del 1693, sorge in cima a un’ampia scalinata e si presenta con una facciata neogotica a bugnato che vagamente ricorda l’architettura religiosa dell’Italia centrale.
Dell’originaria chiesa duecentesca rimangono solo due acquasantiere (quella dell’ingresso secondario risalirebbe addirittura al V secolo) e, dietro l’altare, un pezzo del pavimento in pietra pece con aquila bianca. Il crocefisso in legno è attribuito al frate Umile da Petralia, francescano formatosi nelle botteghe di intagliatori delle Madonie, attivo a inizio Seicento.
La seconda chiesa, dedicata a Sant’Antonio Abate, è stata ricostruita dopo il terremoto del 1693 con una facciata abbellita da un portale tardo barocco ad arco spezzato e coronata da un campanile a vela con tre celle aperte e balaustre in pietra.
L’interno a navata unica conserva una grande pala del 1525 di autore ignoto ma forse riconducibile alla scuola di Antonello da Messina, raffigurante il Martirio di San Lorenzo. L’acquasantiera in pietra locale è del XV secolo. La statua della Madonna Addolorata custodita nel baldacchino dell’altare centrale è coeva della chiesa primitiva del XIV secolo.
Dalle scale poste sul fianco sinistro della chiesa si scende verso il ponte ad arco medievale che immette all’antico quartiere della Cava, che meglio di altri ha conservato il suo originario aspetto medievale.