Mylai, inespugnabile fortezza
Castelmola: un tempo fu l'acropoli di Tauromenium (Taormina) oggi il suo balcone naturale
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Alle falde del Monte Venere, a circa 450 m sul livello del mare, sorge Castelmola un piccolo comune alle spalle di Taormina, fondato dai Siculi nell'VIII sec. a.C. Arroccato su un costone roccioso dal quale domina l'intera vallata, il paese è una vera e propria fortezza naturale che, a causa della mancanza di strade di collegamento, anticamente era un luogo di difficile conquista e quindi rifugio sicuro.
Castelmola ha un impianto estremamente irregolare fatto di casette basse e rustiche, vicoletti e stradine che gli conferiscono un aspetto tipicamente medioevale. Mentre un tempo qui sorgeva l'antica Mylai, l'acropoli di Tauromenium (Taormina) oggi Castelmola costituisce il suo balcone naturale, per il suo splendido paesaggio che spazia dal maestoso vulcano Etna, con i paesi aggrappati alle sue pendici, alla costa Ionica, al golfo di Giardini-Naxos, al Capo di Sant'Alessio, allo Stretto di Messina sino alle coste calabre.
La tortuosa strada che da Taormina porta a Castelmola
Il centro è il luogo ideale per godersi un po' di relax magari gustando l'ormai famoso vino alla mandorla, prodotto con uve pregiate, essenze segrete, e mandorle siciliane. Il suo nome deriva dal castello normanno che sovrasta il centro abitato e dalla forma della rocca su cui si trova, vagamente somigliante ad una mola di pietra (la macina del mulino).
I resti del castello di Castelmola - Foto di © José Luiz Bernardes Ribeiro, CC BY-SA 4.0
Pillole di storia - Nell'VIII secolo a.C. circa, nella zona di 'Piano delle Ficare', i Siculi diedero vita ad un insediamento chiamato Mylai. Nel 392 a.C. Dionisio, tiranno di Siracusa, assediò Mylai riuscendo ad occuparla. Alla sua morte, la città viene governata da Andromaco che costruì il centro abitato, nuove fortificazioni e diverse cisterne e serbatoi.
Durante la Prima Guerra Punica, la città viene conquistata da Gerione di Siracusa, che la governò fino al 214, mentre dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente passò sotto l’influenza bizantina. Il primo agosto 902, i Saraceni di Hibraim, devastarono l’abitato tranne il castello, il solo a resistere all'attacco.
Nel 1078 Ruggero il Normanno espugnò la fortezza di Castelmola e costruì un nuovo centro abitato vicino al castello chiamato Mola e fece erigere la chiesetta della Ss. Annunziata, posta nei pressi dell’abitato.
Nei secoli successivi, il centro fu affidato ai nobili fedeli al re e appoggiò prima gli Svevi contro gli Angiò, poi nel 1282, durante i Vespri Siciliani, insorge contro gli Aragonesi contro gli Angioini.
Nel 1738 Mola entrò a far parte del regno delle Due Sicilie, e nel 1860, alla fuga dell’esercito borbonico inseguito dalle truppe garibaldine, votò l’annessione al Regno d’Italia. Nel 1928 Castelmola fu annesso al Comune di Taormina e nel 1947 riacquistò l’autonomia.
Le tappe del nostro itinerario
Piazza SantAntonio
L'attuale insediamento urbano sorge su un pianoro sovrastato da una rupe stretta e lunga sulla quale si trovano i ruderi del suggestivo castello. Il maniero faceva parte della catena difensiva peloritana, composta dai castelli di Milazzo, Ficarra, Tripi, Castroreale, Castiglione e Francavilla.
Durante la seconda guerra mondiale i Tedeschi installarono nel palazzo la stazione radio più potente del Mediterraneo facendolo diventare bersaglio di ben dodici bombardamenti alleati. Dell'originario complesso oggi si intravedono solo tracce di una robusta cinta muraria turrita, accessibile dal lato meridionale e il varco di una finestra, presso il lato ovest.
Non è possibile risalire all'epoca di costruzione, anche se un'iscrizione in greco di età bizantina del X secolo, incisa su una lapide marmorea sistemata sulla facciata della Chiesa Madre, così recita: "questo castello fu costruito sotto Costantino, patrizio e stratega di Sicilia nel IX-X sec. d.C." quindi in epoca medioevale, la maggior parte degli storici tuttavia sostengono sia stato edificato in periodo romano. La cinta muraria risale al 1334, sotto il regno di Pietro d'Aragona, quando fu trasformato in prigione.
Duomo San Nicolò di Bari
All'interno dell'abitato l'edificio sacro principale è la Chiesa Madre, intitolata a San Nicolò di Bari, ricostruita nel 1935 su di un impianto del XVI secolo. Nuovamente assemblati, secondo il medesimo schema e con lo stesso materiale, risultano l'arcata del coro e il portale laterale.
Il secondo edificio sacro presente all'interno dell'abitato è dedicato a San Giorgio. La Chiesa è stata edificata nel XVII secolo e presenta una torre campanaria inglobata nel corpo edilizio e terminante con quattro pinnacoli piramidali nei vertici angolari. La pianta presenta la caratteristica di avere una navata innestata ortogonalmente sul fianco destro della navata principale.
All'interno si conservano varie opere d'arte di notevole pregio e fattura tra cui due tele del XVII secolo: quella della Madonna del Rosario con i Santi Domenicani e Francescani e quella del Padre Eterno e Immacolata, oltre ad una splendida statua di San Giorgio che uccide il drago, posta sull'altare centrale.
Il sentiero della Porta del Saraceno
Chi volesse fare un po' di trekking può avventurarsi in una delle mulattiere storiche che collegano il paesino a Taormina. Si tratta del sentiero dei Saraceni (o Porta del saraceno), uno splendido sentiero vecchio di oltre mille anni, nato come un'antica mulattiera (trazzera) e usato dai Saraceni, comandati dall'Emiro Ibrahim-Ibn-Ahmed (principe di Cairouàn), per entrare e assediare Taormina nel 902 d.C.
Partendo dalla rotabile di Castelmola e seguendo il sentiero si arriva ad una prominenza rocciosa che indica il sito archeologico di Cocolonazzo di Mola, una necropoli protostorica con tombe a grotticella del X-VII sec. a.C, di notevole interesse storico per la conoscenza degli insediamenti abitativi arcaici. In lontananza si scorge il bellissimo castello di Taormina, di forma rettangolare.
Proseguendo si incontrano i resti dell'antico ingresso alla città di Mylai, oggi Porta dei Saraceni, che prende il nome dalle sanguinose invasioni di pirati che hanno imperversato nella zona. È un sentiero modellato dal lento risalire degli asini, attraverso campi ormai incolti, conosciuto come Piana delle Ficarre, nome che trae origine dall'abbondanza di piante di fichi e fichi d'India. In primavera poi il sentiero è spettacolare per la fioritura di mandorli, ginestre, fiori di campo, con l'Etna di fronte, la Valle dell'Alcantara sotto e la Costa Ionica in lontananza.
Proseguendo si scorgono i resti di una seconda porta medioevale sormontata da una nicchia che assume l'aspetto di edicola religiosa e la piccola Chiesa di San Biagio, costituita da un unica navata a ridosso della parete rocciosa.
Un altro percorso particolarmente apprezzato dagli escursionisti è quello della strada parzialmente sterrata che dal paese conduce lungo le pendici di Monte Venere ad un'altitudine di circa 900 mt. s.l.m. Dalla sua sommità è possibile godere di un panorama unico che si affaccia su buona parte della Sicilia orientale e sulla Calabria. La zona di Monte Venere, con le sue alture arrotondate e i ripidi costoni, ha favorito da pochi anni la pratica di sport particolari come il parapendio e il deltaplano.