Nel cuore della Sicilia, Caltanissetta
Il suo nome deriva dall'arabo Qalat-an- Nisa, che significa 'Castello delle donne'
Foto di AlessandroAM - Opera propria, CC BY-SA 4.0
- Dove pernottare a Caltanissetta - CLICCA QUI
- Dove mangiare a Caltanissetta - CLICCA QUI
Alle pendici del Monte San Giuliano, distesa sul fianco del Fiume Salso, a 588 metri sul livello del mare sorge Caltanissetta, capoluogo di provincia la cui storia è legata a filo doppio a quella delle solfatare e il cui sviluppo e la successiva decadenza industriale hanno caratterizzato la vita dei suoi 60.281 abitanti.
Il suo nome deriva dall'arabo Qalat-an- Nisa, che significa 'Castello delle donne' e testimonia la presenza araba in questi luoghi.
Il territorio di Caltanissetta offre ai visitatori molte possibilità di fare escursioni all'aria aperta nelle immediate vicinanze, e così ammirare le vallate del fiume Salso e Salito, delle Madonie e sul lontano orizzonte la sagoma azzurrognola dell'Etna.
Altre interessanti gite si possono fare a Monte San Giuliano, all'Abbazia di Santo Spirito, che fu eretta dal conte Ruggero il Normanno e dalla moglie Adelasia nel 1153, o alla zona archeogica di Sabucina. A chi invece volesse visitare la città di Caltanissetta consigliamo di iniziare da...
Le tappe del nostro itinerario
Piazza Garibaldi
Piazza Garibaldi sulla quale si affaccia la Cattedrale dedicata a Santa Maria La Nova e a San Michele, edificata tra il 1570 e il 1622 ma in seguito rimaneggiata nella facciata, negli absidi, nella zona del transetto e della cupola.
La Chiesa è a croce latina, con tre navate e una cupola, la navata centrale è ornata di stucchi e ospita un organo settecentesco, mentre la volta fu affrescata da Gugliemo Borremans nel 1720.
Sempre del Borremans, sull'altare maggiore, la splendida pala raffigurante l'Immacolata, mentre nelle cappelle laterali si conservano opere scultoree come un'Immacolata di legno del 1760, un'altra statua lignea policroma di Stefano Li Volsi, raffigurante l'Arcangelo Michele, e due statue in marmo, gli Arcangeli Gabriele e Raffaele di Vincenzo Vitaliano. Proprio di fronte al Duomo, in piazza Garibaldi, c'è la Chiesa di San Sebastiano edificata nel XVI secolo, la cui facciata però è stata rifatta nell'800.
L'interno ospita una statua lignea del XVII secolo raffigurante San Sebastiano, mentre davanti alla Chiesa è adagiata la Fontana del Tritone (1956), opera di Gaetano Averna.
Chiesa SantAgata al Collegio
Nella zona settentrionale di Corso Umberto I si erge la Chiesa del Collegio o di Sant'Agata del 1605, dallo stile tardo rinascimentale. La pianta è a croce greca, ricca di decorazioni in marmi mischi e di affreschi del Borremans del XVIII sec.
Sull'altare maggiore si può ammirare il Martirio di Sant'Agata di Agostino Scilla del 1654, abbellito da una splendida cornice in marmo nero e dai putti scolpiti da Ignazio Marabitti. La facciata realizzata da Natale Masuccio è arricchita da membrature su parametro chiaro, il portale ha il timpano spezzato e una fastosa decorazione.
Palazzo Moncada
Proseguendo per Corso Umberto e svoltando per via Matteotti, si incontra Palazzo Moncada, fatto edificare dal conte Guglielmo Moncada nel 1635. Il palazzo, che ha un aspetto maestoso, con mensole decorate nei balconi del piano nobile, viene anche chiamato palazzo Bauffremont dal nome dei suoi ultimi proprietari, e venne edificato per rendere testimonianza della potenza e del prestigio della famiglia Moncada.
L'edificio purtroppo, non fu mai completato perchè il Principe Gugliemo fu chiamato in Spagna a ricoprire la carica di Viceré di Valenza. Successivamente la principessa Maria Giovanna di Bauffremont, fece costruire nel cortile del palazzo un grande Salone in stile liberty adibito alla rappresentazione di spettacoli teatrali e cinematografici.
Chiesa di San Domenico
ph. www.settemuse.it
Il nostro percorso continua ritornando in Piazza Garibaldi, dalla quale si prosegue in Corso Vittorio Emanuele, al termine del quale sorge la Chiesa di Santa Croce del '600.
Da qui, scendendo per via San Domenico e attraversando il quartiere medioevale di San Francesco si giunge alla Chiesa di San Domenico, che edificata nel '400 vicino all'omonimo convento, presenta una facciata convessa. All'interno si possono ammirare una tela del Borremans, raffigurante San Vincenzo Ferreri (1722) e una Madonna del Rosario di Filippo Paladini (1614).
Palazzo Provinciale di Caltanissetta
Ritornando indietro, lungo Corso Umberto e Viale Regina Margherita, si giunge al Palazzo Vescovile, che ospita il Museo d'arte sacra dove si possono ammirare diversi capolavori come una tela della Madonna del Rosario di Gian Battista Corradini (1614), e una copia cinquecentesca dello Spasimo di Sicilia di Raffaello.
Da non perdere il Palazzo Provinciale di Caltanissetta, edificato durante la seconda metà dell'800 secondo il progetto dell'architetto Giuseppe Di Bartolo che costituisce uno degli edifici più maestosi della città. Disposto su tre piani, racchiude un'elegante corte circondata da un portico a colonne. Numerose sono le sale di rappresentanza, riccamente addobbate e decorate con splendidi affreschi, come quello di Cicerone in Sicilia, al centro della sala. Il Palazzo custodisce anche diverse sculture, tra cui quelle realizzate dagli scultori Michele Tripisciano e Vincenzo Biangardi.
Agli appassionati di scienze inoltre, consigliamo di visitare il Museo mineralogico, paleontologico e della zolfara che si trova presso i locali dell'Istituo tecnico industriale Sebastiano Mottura, (Viale della Regione, 73). Molto interessante è pure il Museo archeologico regionale (Via Colajanni, 3) e sulla stessa via la Chiesa di San Pio X che ospita il Museo del folklore.
Castello di Pietrarossa
A oriente dell'abitato si trova la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, fondata nel XIII sec., il cui portale principale, in stile chiaromontano, fu realizzato nel secolo successivo, e i resti del Castello di Pietrarossa, uno dei più possenti edifici fortificati della Sicilia di cui rimangono pochi ruderi. Edificato in età musulmana, fu ristrutturato dai Normanni e successivamente occupato da Federico II d'Aragona.
Ponte Capodarso
Foto tratta dal sito www.ilviaggioinsicilia.it
Pillole di storia - Caltanissetta ha un'origine antichissima ma imprecisata e, come tutte le città di quest'area, subì l'influenza di Gela e Agrigento, testimoniata dalla presenza di resti di capanne preistoriche e tracce di mura greche.
Preziosi reperti archeologici dell'età del rame e del bronzo provenienti dalla zona di Sabucina lasciano pensare che la città abbia un'origine Sicana e, nella zona del Monte Gebel Habib (montagna Felice), in un epigrafe pregreca si accenna all'antica Nissa, villaggio dal cui nome derivò quello di Caltanissetta, dall'arabo Qalat-an- Nisa (Castello delle donne).
Nissa nel 1087 fu conquistata da Ruggero il Normanno che la trasformò in feudo affidato poi a vari membri della sua famiglia e sotto il suo dominio la città prese il nome di Calatanesat, successivamente modificato in Caltanixettum. Nel 1407 passò ai Moncada di Paternò e ad essi rimase fino alla soppressione della feudalità in Sicilia, nel 1812.
Quando, tre secoli dopo, Guglielmo Peralta divenne signore di Caltanixetta, iniziò in Sicilia il cosiddetto 'Governo dei quattro Vicari' e nel Castello di Pietrarossa si riunirono i quattro più potenti signori della Sicilia (Alagona, Ventimiglia, Peralta, Chiaramonte), per decidere le sorti dell'Isola sotto il nuovo governo.
I Moncada intuirono subito l'importanza economica che potevano avere le miniere di zolfo della zona e tentarono di facilitare l'esportazione del minerale facendo costruire, sul fiume Salso, il ponte Capodarso di cui oggi si può ancora ammirare la possente arcata. Dal 1500 al 1700 molti comuni si trasformarono da borghi rurali a vere e proprie città.
Sotto i borboni (1735-1860) Caltanissetta divenne capoluogo di provincia e questo allontanò i nisseni dalle mire separatistiche di Palermo. Nel 1820 la città si rifiutò di partecipare ai moti liberali siciliani subendo per questo le rappresaglie degli insorti. Ma nel 1848-1849 aderì alla rivoluzione, seguì le sorti della Sicilia, e venne annessa al Regno d'Italia.