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Una visita ad Aragona

Dall'aristocratico Palazzo Naselli all'area naturalistica e "lunare" della maccalube

09 novembre 2016
una-visita-ad-aragona

A circa 15 km da Agrigento, in una zona collinare a 482 metri sul livello del mare, sorge Aragona, località ricca d'arte, cultura e risorse naturalistiche di grande importanza. La città nel corso dell'800 e del '900 infatti, è stato un importante centro di estrazione dello zolfo grazie alle sue miniere che consorziandosi formarono un potente complesso industriale capace di condurre ricerche e lavorazioni su vasta scala.

Aragona

Aragona fu fondata da Baldassarre Naselli del feudo Diesi in una zona in cui esisteva già un piccolo insediamento urbano e ottenne, nel 1606, dal vicerè Lorenzo Suarez, la licentia populandi. Il nome Aragona (Araguna o Raona in siciliano) deriva invece dalla madre del Naselli, Donna Beatrice Aragona Branciforte.

Le tappe del nostro itinerario

TappaPalazzo Naselli

Palazzo Naselli

Chi volesse visitare la città dovrebbe iniziare proprio da Palazzo Naselli, in Piazza Umberto, che si erge maestoso sull'intero centro urbano e costituisce un autentico fiore all'occhiello per la cittadina. Costruito all'inizio del 1700, ha una forma rettangolare, con quattro logge agli angoli, è arricchito all'interno da magnifici affreschi di Guglielmo Borremans e da una pinacoteca che comprendeva un tempo autentici capolavori, oggi in parte scomparsi. Borremans affrescò le volte di molte sale e specialmente del gran salone del palazzo, le logge e la cappella con una grande varietà di soggetti sacri e profani. Agli inizi del secolo erano ancora visibili, sulle due porte principali, due medaglioni con le figure del Redentore e della Vergine, mentre nella zona alta delle pareti le storie del Giudizio di Salomone, di Rebecca al Pozzo, di Mosè con le Tavole e della Samaritana.

Oggi il palazzo è occupato per metà dal Municipio e dalla Biblioteca comunale e per l'altra metà dalle Suore della Carità e dall'orfanotrofio femminile. In questa zona dell'edificio si possono ancora oggi ammirare, in una loggia, gli splendidi affreschi rappresentanti "la Vittoria trionfante su un carro", e nella volta di un ampio salone "la Gloria" che alza con la mano destra una corona d'alloro e con la sinistra un nastro con su scritto il motto della famiglia Naselli: "Non sine certamine".

TappaChiesa del SS. Rosario

Chiesa del SS. Rosario

Sempre in Piazza Umberto si trova la Chiesa del SS. Rosario, eretta nel 1689 sulle fondamenta dell'antica Chiesa del Crocifisso, dalla Confraternita del SS. Rosario. Interessante da visitare la cripta che custodisce il Tesoro della Chiesa del SS.Rosario costituito da gioielli ex voto e da numerosi argenti dell'oreficeria siciliana degli inizi del XIX secolo. Nella cripta inoltre, sono custoditi una serie di dipinti dell'800 prelevati dal soffitto ligneo della Chiesa, un'ostensorio processionale del 1738 e un reliquario ad urna in argento sul cui coperchio si erge una statuina argentea raffigurante l'Ecce Homo.

TappaChiesa Madre

Chi fosse invece, interessato a compiere un percorso di fede, dovrebbe visitare la Chiesa Madre di Aragona, la quale ospita una teca d'argento che custodisce alcuni pezzi della Sacra Sindone macchiati del sangue di Cristo. La Chiesa, che fu fatta costruire nel 1700 dal principe Baldassarre III Naselli, è dedicata a Nostra Signora dei Tre Re e custodisce alcune opere interessanti come un quadro con Maria, Gesù Bambino, San Giuseppe e i Magi tradizionalmente attribuito allo Zoppo di Gangi, una statua della Madonna delle Grazie del Gagini e una statua in legno di Santa Rosalia. Nel primo altare a destra inoltre, è collocato un presepe settecentesco in cartapesta.

All'esterno, sulla piazza omonima sorge il monumento ai zolfatai 'Ciavula scopre la luna' di Leonardo Cumbo dedicato, oltre ai tanti uomini che hanno lavorato nelle miniere, anche a Luigi Pirandello, proprietario della miniera Taccia Caci nella località 'Montagna d'Aragona'.

TappaChiesa del Carmine

In Piazza Carmine si trova la Chiesa del Carmine, di modesta fattura settecentesca, che custodisce una serie di tele di Vincenzo Manno (1813) e Domenico Provenzani (1831). Altre chiese da vedere sono la Chiesa del Purgatorio del XVIII secolo, il cui portale ha delle decorazioni tipiche del tardo barocco, il Convento dei Padri Cappuccini e la Chiesa di San Francesco di fine '600, fatte costruire entrambe a spese di Baldassare IV Naselli  Carriglio principe di Aragona.

E ancora la Chiesa della Mercede del 1623, affiancata nel 1668 al convento dei padri Mercedari che la dedicarono alla Madonna della Mercede e la Chiesa della Provvidenza di cui non si conosce la data di edificazione e ospita  una pregevole statua lignea del Cristo Nero, di autore ignoto ma di eccellente fattura. La Chiesa non è stata interamente ristrutturata e conserva l'originario campanile realizzato in conci di tufo squadrati.

TappaTorre del Salto dAngiò

Per gli appassionati di passeggiate all'aria aperta molto interessanti sono i dintorni di Aragona che ospitano alcuni gioielli che vanno assolutamente visti. A 5 chilometri dal centro abitato, ad esempio, sorge la Torre del Salto d'Angiò, detta anche a Turri, situata su un banco di arenaria da cui è possibile dominare tutta la vallata del feudo Muxaro e il fiume Platani. Fu fatta edificare dai Chiaromonte nel XIV secolo, ha forma rettangolare ed è inglobata in un casale costruito alla fine del XVIII sec. Si presenta con tre ordini di  finestre: il primo e il terzo con finestre bifore a tutto sesto ed il secondo con monofore a sesto acuto.

TappaNecropoli di Caldare

Interessanti anche le zone archeologiche di San Vincenzo e della Fontanazza. Nella prima sono stati portati alla luce i resti di una villa romana del I-II secolo d.C., proprio accanto ai nove ponti, nella strada che conduce a Grotte. Dagli scavi sembra siano stati portati alla luce monete antiche, un vaso, alcune lucerne, una spilla  e pezzi di un'anfora facilmente ricostruibile.

A un centinaio di metri dalla villa si trovano anche le necropoli di San Vincenzo del XIII secolo a.C. e la necropoli di Caldare, risalenti a circa 3.500/1.300 anni a.C. che testimoniano, come in questi due periodi del passato, vi sia stato un insediamento urbano. Non si sa se nel corso dei secoli l'insediamento sia rimasto lo stesso o è cambiato e non si conoscono neppure le cause della scomparsa  del villaggio. Le tombe trovate dallo storico A. Mosso sono almeno 30 e sono camerette scavate nella roccia a forma di forno, appunto per questo sono dette 'tombe a forno'.

La zona archeologica di contrada Fontanazze ha una grande importanza storica perchè anche qui sono stati ritrovati vari reperti archeologici tra i quali spiccano quelli relativi ad una villa romana. Gli appassionati di archeologia industriale possono fare una visita alle miniere di zolfo ormai in disuso che si trovano in contrada Montagna Principe e che un tempo costituirono fonte di grande ricchezza per questi luoghi.

TappaLe Maccalube

Le maccalube sono delle suggestive sorgenti idroargillose che da sempre suscitano la curiosità e fantasia degli abitanti del luogo, facendo nascere intorno a se delle leggende alimentate dalla spettacolarità delle loro manifestazioni. Leggenda vuole infatti, che in questi luoghi, sia seppellita un'antica e opulenta città di nome Cartagine. Ogni sette anni, a mezzanotte in punto, al centro della collinetta riaffiora la piazza con il mercato, nel quale tutto ciò che si acquista si trasforma in oro. Unica condizione: non girarsi mai per non far svanire il tutto. Secondo un'altra credenza ogni anno, tra luglio e agosto all'improvviso, dalle maccalube affiora una canna accompagnata da una fiamma e tutta la terra attorno si capovolge, inghiottendo tutto.

Le maccalube si possono ammirare a circa 4 km da Aragona, su un piccolo altipiano argilloso che domina ad ovest il 'Vallone di Maccalube' in cui si riversano i rigagnoli affioranti in superficie si riversano formando una serie di calanchi. Nel terreno di tanto in tanto fuoriescono diversi rivoli di fanghiglia che formano dei coni simili alla bocca di un vulcano. Talvolta si può assistere a veri e propri fenomeni eruttivi, con masse di terra e fango che vengono scagliate violentemente a 30/40 metri di altezza.

Il 27 settembre 2014 a causa dell'eruzione particolarmente potente di un vulcanello hanno perso la vita due bambini, in visita alla riserva insieme al padre. Da allora la riserva - gestita da Legambiente - è chiusa.

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